sabato 29 ottobre 2011

UNA VALPE DI LACRIME?

Quelli che “vogliono fare troppo i grandiosi”

Quelli che “siamo biancorossi, cazzo c'entra 'sta maglia rossonera?!”

Quelli che “anche il presidente sembra quello rossonero...”

Quelli che “anche l'Asiago è partito male per due anni , poi ha vinto lo scudetto ”

Quelli che “abbiamo comprato il capocannoniere, ma fino ad ora cosa ha fatto?”

Quelli che “perchè Ivan non può stare in maniche corte in panchina?”

Quelli che “non ci sono più gli ultras”

Quelli che “meno male...”

Quelli che “hanno di nuovo alzato i prezzi degli abbonamenti”

Quelli che “con questa dirigenza non vado più allo stadio”

Quelli che “questa formula di abbonamenti è una cagata”

Quelli che “però alla fine l'abbonamento l'ho fatto”

Quelli che “durante la partita veniamo assordati ma non trascinati”

Quelli che “i genitori dei ragazzi delle giovanili sono incazzati”

Quelli che “non ci sono abbastanza giocatori locali”

Quelli che “cazzo me ne frega basta che vinciamo”

Quelli che “mica cambiano di nuovo l'allenatore?”

Quelli che “guarda la squadra dell'altro villaggio, quello dall'altra parte d'Italia, sembrava che non facessero manco la squadra, e ora sono terzi in classifica”

Quelli che “perchè allo stadio non dicono più quanti spettatori ci sono?”

Quelli che “secondo te perchè?!”

Quelli che “il nuovo sito fa schifo”

Quelli che “se ne sono andati un casino di dirigenti”

Quelli che “il comune non ci aiuta perchè siamo di destra”

Quelli che “dove sono il postino e il pizzaiolo?”

Quelli che “Latvia!”

Quelli che “la security?”

Quelli che “ci fosse stata la security al filatoio, ogni partita riempivamo le galere”

Quelli che “ho sentito che gli italiani e gli stranieri non si parlano”

Quelli che “entri nel bar e c'è la maglia di Aquino lassù in alto...”

Quelli che “Forsa Valpe, boia faus!!”

lunedì 24 ottobre 2011

IL CIELO SOPRA LA REUNION

Spettacolose immagini del cielo sopra l'isola della Reunion, uno slideshow del fotografo Luc Perrot (www.lucperrot.fr). Le immagini si posso o anche vedere in una mostra a Saint Denis, capitale dell'isola, fino al 29 ottobre. Ah! Ah! Ah!

IL RACCONTO DI UN RAMADAN INDONESIANO IN ITALIA


Già comparso su questi schermi nello scorso maggio, (si può leggere QUI) il filosofo Indonesiano Ipul Muhammad Saiful mi ha omaggiato di questo racconto, il suo Ramadan in Italia, nello scorso agosto.

Durante il Ramadan, i musulmani di tutto il mondo vivono un periodo di intensa preghiera, caratterizzata da digiuno e allenamento all’autocontrollo e disciplina, al fine di diventare una persona migliore e spiritualmente purificata. Il digiuno è obbligatorio per ogni musulmano adulto, sia maschio che femmina, eccezion fatta per minori, anziani, malati, donne incinte, o nel momento delle mestruazioni, o che allattano, persone in viaggio o in stato di debolezza. Ci sono molte tradizioni e modi diversi di onorare il Ramadan a seconda del paese; per esempio, nel mio paese, l’Indonesia, la festa ricorda un pò il carnevale per le strade, negozi aperti solo dopo il tramonto, la maggior parte delle famiglie acquistano e “sparano” fuochi d’artificio ogni sera e, ovviamente, molte più persone vanno in moschea. Ero piuttosto preoccupato di dovere fare il Ramadan in Italia; non sapevo come lo avrei affrontato se avessi dovuto farlo da solo. Tutto era nuovo per me: andare all’estero, prendere l’aereo, vivere sotto i 20 gradi di temperatura, la lingua, il cibo; temevo che tutto ciò sarebbe stato una barriera rispetto al mio Ramadan qui. Fortunatamente quest’anno il Ramadan “cadeva” in agosto. Essendo qui da alcuni mesi, mi ero già adattato alla cultura italiana, anche se non parlavo perfettamente la lingua. Era una stagione di passaggio dall’estate all’autunno. Il sole splendeva, ma la brezza serale era fresca, e il panorama delle Alpi dal mio balcone sempre magnifico. La temperatura nè troppo calda ne troppo fresca, perfetta insomma. Il Ramadan inizia con il primo raggio di sole, e finisce con l’ultimo. Sfortunatamente in agosto in Italia il giorno è ben più lungo della notte. Iniziavo il digiuno alle 4.30 e andavo avanti fino alle 21.30. E’ stato molto più duro fare il Ramadan qui che a casa, perchè ero abituato a fare il digiuno dalle 4 del mattino alle 6 di sera. Ma il vantaggio era che non ho mai patito il sole, che in Italia è molto più amichevole che in Indonesia. Inoltre è stato bello sapere che un’altra volontaria musulmana era al Rifugio nello stesso periodo, ed avrebbe fatto il Ramadan con me. Abbiamo preparato il Ramadan insieme, ed abbiamo concordato con il responsabile di potere cucinare autonomamente. Il momento della preparazione del pasto durante il mese di Ramadan è una tradizione molto forte nel mio paese. Ero così felice di condividere la preparazione e il pasto serale insieme. A volte abbiamo invitato altri volontari di strutture vicine, ed anche operatori del Rifugio. Probabilmente non tanti italiani sanno molto del Ramadan, ma sono stati molto tolleranti e rispettosi. Quando ero in servizio, gli operatori del Rifugio mi lasciavano riposare per un alcuni momenti durante il giorno, e mi chiedevano quale tipo di “cose sprituali” io stessi facendo. Un giorno ho incontrato una Signora molto religiosa; abbiamo fatto una bella chiacchierata sul Ramadan e, anche se lei era di un’altra religione, abbiamo scoperto molte cose in comune. Un’altra bella sensazione l’ho provata quando una volontaria, proveniente da un paese tradizionalmente cristiano, ha voluto unirsi volontariamente al nostro mese di digiuno. E’ stato un onore per me sapere che ci fosse qualcuno interessato a questo aspetto così particolare della mia cultura, qualcuno che addirittura ha voluto condividerlo con me. Penso che, nel nostro piccolo, sia stato la migliore dimostrazione di società multiculturale,. E infine, l’ultimo giorno di Ramadan, è il più speciale di tutti. Ci si prepara per la festa, si cucinano cibi particolari per tutti. Sono orgoglioso di potere dire grazie dal profondo ad ognuno al Rifugio"

lunedì 17 ottobre 2011

LA TESTA SULLE SPALLE

Mercato di Menzel Temine, maggio 2010

Domenica 23 si vota in Tunisia, a meno di un anno dal sacrificio di Mohammed Bouazizi, un uomo che dovrebbe comparire sui libri di storia, colui che ha dato il via alla prima delle rivolte della primavera araba.
Si vota per l'assemblea costituente, si presentano più di 100 partiti ("Cello, qui non si capisce più niente con tutti questi partiti che vengono fuori, abbiamo un pò di paura").
Inutile dire che partecipo con il cuore a questo avvenimento.
Sperando che i Tunisini abbiano... la testa sulle spalle!

Per approfondire:
- articolo di Le Monde sull'ascesa del partito Ennahda, cliccando QUI
- un intervista al presidente della comunità Tunisina in Italia, cliccando QUI
- fotogallery, "La Tunisia dalla rivoluzione alle elezioni", cliccando QUI
- il sito Nawaat de Tunisie, luogo di dibattito di Tunisini dentro e fuori a Tunisia, cliccando QUI; lo seguivo molto nei giorni della rivoluzione, quando telefonai anche a Caterpillar (sotto mentite spoglie) per raccontare quello che mi dicevano laggiù dal villaggio

mercoledì 12 ottobre 2011

INDIETRO TUTTA

"I redditi dei greci torneranno ai livelli del 2004". "Avanti cristo."

venerdì 7 ottobre 2011

IL SIGNOR EMMEGI AL FESTIVAL DI "INTERNAZIONALE" A FERRARA

"Internazionale" per me è un fratello minore, è in casa nostra da anni e anni, una presenza che non è mai mancata, un appuntamento che aspetto venerdì dopo venerdì, sempre con la stessa fame. Da quasi 900 settimane. Un occhio sul mondo. Vivendo (per fortuna) alla periferia dell'impero per me è vitale guardare oltre la fine della valle. Lo faccio soprattutto grazie a lui, il fratello minore dal nome lungo. (Cos'è una mania?! Nome corto, nome spagnolo, nome lungo...)

Da tempo volevo andare al festival, a Ferrara. Quest'anno usando come scusa con me stesso il giro di boa che mi avvicina più ai 50 che ai 40, ci sono andato. Che figata. Certo non ho potuto vedere tutto quello che avrei voluto (cioè tutto, assolutamente tutto). Ma il ricordo che resta è bellissimo. La sera della domenica ero sul treno da Ferrara a Bologna con i giornalisti del mio settimanale preferito (naturalmente non mi sono avvicinato causa timidezza), però adesso che li ho visti (c'erano anche le traduttrici di Radio Tre, voci conosciute diventate visi) mi sento ancora più vicino a questo fratello.
Sul numero di questa settimana compaio anche in una foto di popolo, durante uno degli incontri a cui ho assistito. Ma la appenderò nel mio cesso, non qui. Sono timido.

Aspettando il dibattito sulla Colombia, Teatro Comunale.

Incontro con tre scrittori giornalisti sudamericani, cortile del castello, in diretta su Radio3.

Cortile del castello.

Incontro con Elizabeth Rubin, giornalista del New York Times, che si era persa per Ferrara. Ho ammirato la calma olimpica della giornalista di Radio3 (l'incontro andava in diretta) che ha fatto passare il tempo in attesa dell'arrivo dell'ospite senza fare trasparire alcun nervosismo. Accanto a lei una delle voci diventata un viso.

Coda per entrare al teatro comunale, incontro con Arundhati Roy. Che caldo.

Il direttore di Radio3 (un altra voce diventata un viso), la traduttrice, Arundhati Roy. Ha creato un'atmosfera magnetica nel teatro strapieno. Una di quelle persone che staresti ore e ore ad ascoltare. Una raccontatrice di storie. Magica.

martedì 4 ottobre 2011

LA CRISI DEGLI ASINI

Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio. In piedi su una
cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni
asino che gli sarebbe stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il
prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici
come una pasqua.
L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo
tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non
avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio. Vedendo che non ne rimaneva
nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne
andò dal villaggio. Il giorno dopo, affidò al suo socio la mandria che aveva appena
acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli
abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti
e, per far ciò, s'indebitarono con la banca.
Com'era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale
con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e
debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per
rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato.
Gli animali furono sequestrati e affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non
recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso
immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio
perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro
amico e primo assessore). Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non
cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune e così tutti continuarono a
rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai
tassi d'interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non
avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno
soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità, ecc...
Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici,
abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate. Dicevano che era
inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa più gustosa, quando si scopre che il banchiere e i due
truffatori sono fratelli e vivono insieme su un'isola delle Bermuda, acquistata con il sudore
della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di
finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete? Se questa storia vi ricorda qualcosa,
ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi sabato 15 ottobre 2011
(Giornata internazionale degli indignati) ... e fate circolare questa storiella....