Già comparso su questi schermi nello scorso maggio, (si può leggere QUI) il filosofo Indonesiano Ipul Muhammad Saiful mi ha omaggiato di questo racconto, il suo Ramadan in Italia, nello scorso agosto.
“Durante il Ramadan, i musulmani di tutto il mondo vivono un periodo di intensa preghiera, caratterizzata da digiuno e allenamento all’autocontrollo e disciplina, al fine di diventare una persona migliore e spiritualmente purificata. Il digiuno è obbligatorio per ogni musulmano adulto, sia maschio che femmina, eccezion fatta per minori, anziani, malati, donne incinte, o nel momento delle mestruazioni, o che allattano, persone in viaggio o in stato di debolezza. Ci sono molte tradizioni e modi diversi di onorare il Ramadan a seconda del paese; per esempio, nel mio paese, l’Indonesia, la festa ricorda un pò il carnevale per le strade, negozi aperti solo dopo il tramonto, la maggior parte delle famiglie acquistano e “sparano” fuochi d’artificio ogni sera e, ovviamente, molte più persone vanno in moschea. Ero piuttosto preoccupato di dovere fare il Ramadan in Italia; non sapevo come lo avrei affrontato se avessi dovuto farlo da solo. Tutto era nuovo per me: andare all’estero, prendere l’aereo, vivere sotto i 20 gradi di temperatura, la lingua, il cibo; temevo che tutto ciò sarebbe stato una barriera rispetto al mio Ramadan qui. Fortunatamente quest’anno il Ramadan “cadeva” in agosto. Essendo qui da alcuni mesi, mi ero già adattato alla cultura italiana, anche se non parlavo perfettamente la lingua. Era una stagione di passaggio dall’estate all’autunno. Il sole splendeva, ma la brezza serale era fresca, e il panorama delle Alpi dal mio balcone sempre magnifico. La temperatura nè troppo calda ne troppo fresca, perfetta insomma. Il Ramadan inizia con il primo raggio di sole, e finisce con l’ultimo. Sfortunatamente in agosto in Italia il giorno è ben più lungo della notte. Iniziavo il digiuno alle 4.30 e andavo avanti fino alle 21.30. E’ stato molto più duro fare il Ramadan qui che a casa, perchè ero abituato a fare il digiuno dalle 4 del mattino alle 6 di sera. Ma il vantaggio era che non ho mai patito il sole, che in Italia è molto più amichevole che in Indonesia. Inoltre è stato bello sapere che un’altra volontaria musulmana era al Rifugio nello stesso periodo, ed avrebbe fatto il Ramadan con me. Abbiamo preparato il Ramadan insieme, ed abbiamo concordato con il responsabile di potere cucinare autonomamente. Il momento della preparazione del pasto durante il mese di Ramadan è una tradizione molto forte nel mio paese. Ero così felice di condividere la preparazione e il pasto serale insieme. A volte abbiamo invitato altri volontari di strutture vicine, ed anche operatori del Rifugio. Probabilmente non tanti italiani sanno molto del Ramadan, ma sono stati molto tolleranti e rispettosi. Quando ero in servizio, gli operatori del Rifugio mi lasciavano riposare per un alcuni momenti durante il giorno, e mi chiedevano quale tipo di “cose sprituali” io stessi facendo. Un giorno ho incontrato una Signora molto religiosa; abbiamo fatto una bella chiacchierata sul Ramadan e, anche se lei era di un’altra religione, abbiamo scoperto molte cose in comune. Un’altra bella sensazione l’ho provata quando una volontaria, proveniente da un paese tradizionalmente cristiano, ha voluto unirsi volontariamente al nostro mese di digiuno. E’ stato un onore per me sapere che ci fosse qualcuno interessato a questo aspetto così particolare della mia cultura, qualcuno che addirittura ha voluto condividerlo con me. Penso che, nel nostro piccolo, sia stato la migliore dimostrazione di società multiculturale,. E infine, l’ultimo giorno di Ramadan, è il più speciale di tutti. Ci si prepara per la festa, si cucinano cibi particolari per tutti. Sono orgoglioso di potere dire grazie dal profondo ad ognuno al Rifugio"
Nessun commento:
Posta un commento