Nell'autunno del 1991
lavoravo al censimento degli italiani. Un pomeriggio arrivai ad una
bella casa di campagna, con un grande prato tutto intorno. Sapevo che
era la casa dei nonni di una ragazza che mi piaceva molto, ci stavo
mettendo tutto me stesso per conquistarla. In casa c'era solo la
nonna, tutta imbarazzata perchè al mio arrivo, siccome stava pulendo
il camino, aveva un po' di nero in faccia sulle mani, sul grembiule,
i capelli “descarpentà”, in disordine. Quando le chiesi
“quanti gabinetti avete?” lei comprese “caminetti”
e mi disse “ne abbiamo sette!”. Io strabuzzai gli occhi, e
lei scoppiò a ridere, capì che non aveva capito la domanda.
Ne abbiamo riso per
anni di quel nostro incontro. Perchè quella ragazza poi la
conquistai. Cominciai a frequentare quella casa, mi piaceva un
casino, è un posto un po' magico per me, per noi. Una miniera di
fotografie. Andai per un anno intero, ogni mese, a fotografare un
ciliegio a lato della strada che portava alla casa.
Con quella nonna presto
sviluppai un feeling speciale. Mi ha insegnato tanto, sia livello
pratico, sia attraverso l'esempio. Sempre con serenità, calma,
gentilezza. Mai che mi abbia fatto sentire ignorante, anche quando lo
ero. Mi ha dato mille consigli sull'orto, da lei andavo senza paura,
perchè sapevo che non mi avrebbe giudicato. Ogni volta che veniva a
casa nostra andava a guardarlo, il mio orto.
Non l'ho mai sentita
lamentarsi, di niente. Mai una parola fuori posto verso qualcuno. In
ventidue anni. E ne avrebbe avute di parole da dire. Come ognuno di
noi.
Quando sua nipote
resisteva alle richieste di matrimonio, lei si alleò con me. Ed
all'altare ci siamo andati insieme, perchè lei fu la testimone di
nozze di sua nipote, una cosa mai vista. Che testimoniava il legame
speciale tra quelle due donne. Ricordo tante chiacchierate fatte la
domenica sera, dopo una giornata insieme, mentre la riportavo verso
casa, o verso la struttura dove viveva da qualche anno. Mi sembrava
di parlare con una persona della mia età, anche se ci separavano
quasi 50 anni.
Per me quella donna è
stata un gigante.
Qualche settimana fa,
una mattina, me la sono presa con calma, non sono andato subito al
lavoro. E sono andato a salutarla. Non ci siamo detti niente, perchè
lei dormiva. Sono stato seduto accanto al suo letto qualche minuto,
zitto. Poi me ne sono andato. Non mi sarei mai perdonato se non
avessi fatto quella visita. In queste ultime settimane sono stato
felice di averla fatta, mi sono sentito in pace.
L'emozione più forte
del giorno in cui l'abbiamo salutata è stato vedere che due disegni
di Blanca e Noa l'avrebbero accompagnata, appoggiati vicino alle sue
mani. Ho retto a stento all'assalto delle lacrime.
Cosa che non riesco a
fare adesso, mentre scrivo queste parole. Perchè mi si è spento un
faro.
Ciao Elène, io non ero
tuo nipote, ma tu sei stata un po' mia nonna.
2 commenti:
Un abbraccio a Moni e a te.
l'ho adottata anche un po' io quella nonna. L'ho sempre considerata un angelo. Ora lassù ce n'è uno in più.
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