Lettera inviata ai membri del Gruppo di Acquisto Solidale della Val Pellice per raccontare l'esperienza di lavoro con un migrante, pagato con le quote solidali che si ricavano dagli ordini del GAS stesso, in occasione dell'arrivo dell'ordine di pasta e farine, qualche settimana fa.
Su richiesta di Francesco, vi racconto come è andato l'esperimento
di lavoro con un migrante per la movimentazione dei pacchi dell'ordine
IRIS BIO, consegnato sabato.
Come sapete si è deciso di usare una
parte della quota solidale per pagare, appunto, un migrante accolto
dalla Diaconia Valdese per darmi una mano, vista la gran quantià (ed il relativo peso da spostare) di
prodotti che abitualmente vengono ordinati (erano 235
colli questa volta), che devono essere prima scaricati dai pallets e
divisi e successivamente caricati sulle auto dei gasisti.
La scelta
della persona è stata fatta dai miei colleghi del servizio migranti
Diaconia Valdese, dopo che io ho spiegato loro quale sarebbe stato il
lavoro da fare. Io sono andato in tabaccheria con il mio codice fiscale
per acquistare i vouchers (spesa di 80 euro, corrispondenti a dieci ore
di lavoro a 10 euro lordi all'ora, più 1.70 euro di commissione, al migrante
vanno 7.50 euro all'ora, il resto è diviso fra INAIL e contributi), che ho portato alla collega della segreteria
Diaconia Valdese, alla quale ho detto quali sarebbero stati i giorni di impiego,
oltre al totale delle ore previste. Lei ha fatto il lavoro di
attribuzione di quei vouchers alla persona coinvolta (basta avere il suo
codice fiscale, si fa tutto via internet). I vouchers stessi vengono
poi consegnati alla persona dai colleghi del servizio migranti, a lavoro
finito.
La persona individuata è stata Aashir, 21enne del
Kashmir, in Italia da due mesi che parla già un discreto italiano (e che
ha molta voglia di impararlo). Lui è partito due anni fa dal suo
villaggio in territorio pakistano al confine con l'India, territorio di
conflitto pluridecennale fra i due paesi ("tutti quelli che possono se
ne vanno"). Ma non bisogna dire che viene dal Pakistan, lui è Kashmiro.
Le parole italiane che gli mancano vengono sostituite dall'inglese, così
per le ore passate insieme abbiamo fatto a rimbalzo in continuazione fra le
due lingue. Racconta che è andato a piedi dal Kashmir alla Turchia, ci
ha messo due mesi, caratterizzati a tratti da sete e fame, caldo, soste
forzate in attesa che i territori da attraversare fossero "tranquilli" e
sgombri dai poliziotti. Poi un anno in Turchia, da lì in Grecia via
mare; successivamente in treno ed a piedi attraverso ex Jugoslavia,
Ungheria, Austria e per finire in Italia. Parla bene della polizia italiana, al
contrario dei poliziotti Turchi e Greci, descritti come "cattivi".
Aashir
è sveglio, impara in fretta, e si coglie che ha molta voglia di
apprendere, almeno questa è la mia impressione. Non c'è stato alcun
problema, mai ho dovuto ripetere una volta una cosa da fare, anzi
abbiamo patito un pò entrambi i momenti di inattività in attesa che i
gasisti arrivassero.
Sabato, nella pausa pranzo volevo invitarlo a
pranzo a casa, Mi ha detto "no, vieni tu da me, ti faccio da mangiare
io". Così sono stato nell'alloggio di Torre Pellice che divide con altri
migranti, mentre lui preparava il pranzo ho fatto due chiacchiere con
un ragazzo del Mali, zona nord, quella teatro della guerra fra governo e
francesi da una parte ed estremisti dall'altra ("dalla Libia per la Sicilia siamo
partiti con tre barche, è arriva solo la mia"). Mangiamo in fretta
perchè la preparazione ha richiesto parecchio tempo, ed il Chapati serve
contemporaneamente da pane e da posate. Poi di nuovo al Rifugio per
consegnare i pacchi fino alle 17.
Un'esperienza da ripetere, io penso che la quota soldiale sia stata ben spesa.
Nessun commento:
Posta un commento