"PAPA', TU SEI COME LA MOZZARELLA DI BUFALA: DA FUORI SEMBRI UN PO' DURO, MA DENTRO SEI MORBIDO". Una figlia dal nome corto.
domenica 15 luglio 2018
UN UOMO, UNA PANCIA, UNA SPIAGGIA. UN NOME.
Come Erasmo da Rotterdam
Come Francesco Da Assisi
Come Attilio da Torre Pellice
o, nella finzione letteraria, come Guglielmo da Baskerville
Lui caratterizza la caletta di Itanos, punta estrema del levante Cretese. Lì su quella spiaggia ha organizzato lo spazio sotto uno dei preziosi alberi con pietre, pezzi di rete, materassini ed altri ammenicoli.
In barba alle regole, qui peraltro un po' lasche, come in buona parte del mediterraneo.
E lì se ne sta, pachidermico.
Pachidermicità che è figlia di quel suo continuo mangiucchiare e sbevazzare, negli intervalli fra un pasto e l’altro. Comodamente disteso.
Lui non lascia la macchina al parcheggio, arriva con il suo piccolo fuoristrada stinto fino a pochi centimetri dalla sua postazione, E da lì regna sovrano.
La sua postazione è dotata anche di radiolina perennemente accesa. Ci sono testimoni affidabili che riferiscono di averla trovata accesa alle sei del mattino. Un po' come si fa da noi vicino ai campi di patate. Una radiolina accesa per tenere lontani i cinghiali.
Lui forse la tiene accesa per tenere lontani i rompiballe.
Che siamo tutti noi.
E’ chiaro che lo pensa, basta incrociare il suo sguardo una volta sola.
Tutti noi stranieri, noi che non andiamo ad omaggiarlo e riverirlo come fanno i locali, alcuni dei quali vengono addirittura ammessi alla mensa del signore.
Noi, che non ci avviciniamo per paura dei suoi modi burberi.
Noi, che i nostri bambini hanno paura di vedere la palla finire per sbaglio sotto il suo tavolo, o che si fanno fotografare in fretta sulle sue panchine quando lui non c’è, e poi scappano via veloci.
Noi che le nostre donne non capiscono perché ne parliamo, tanto lo schifano.
Con i locali è diverso. Loro arrivano e subito vanno a porgere gli ossequi. Lui lo immaginiamo godere di queste attenzioni, e lo vediamo che pare pontificare, dispensare consigli, chiacchiere, consigli per battesimi e funerali, benedizioni laiche.
La sua barchetta è ormeggiata nella caletta, lì davanti. Ma solo una volta negli anni è stato visto usarla. Inteso che è stato visto da noi. Ma ora che ci penso effettivamente noi frequentiamo la spiaggia solo in orari canicolari, e lui in quelle ore giace sdraiato all’ombra del suo albero/casa, e mangiucchia, e spilucca. Si mette seduto solo per mangiare. A volte per guardare intensamente il mare.
Quando una necessità impellente lo chiama, allora entra in acqua e provvede. Senza dissimulare, come facciamo noi comuni mortali. Prende in mano il pisellino e lo spruzza in mare.
In realtà i due non si vedono dal vivo dall’anno 1988, prima che la panza assumesse dimensioni tali da rendere impossibile un contatto visivo senza la mediazione di uno specchio.
Il suo aspetto, la extraterritorialità di fatto della sua baracca rispetto alla repubblica greca, la sua panza visibile dai satelliti, ci fanno pensare ad un noto e simpatico personaggio dei fumetti, quello che vive con i suo amico nano nel villaggio gallico assediato dai romani.
E quindi ho deciso, lo chiamiamo Obeliscos da Itanos.
mercoledì 4 luglio 2018
I VECCHIETTI SILENTI DI ITANOS.
Il bar trattoria Itanos affaccia sulla piazza principale di
Palekastro, il municipio più levantino di Creta. La sala ha concesso poco alla
modernità, sopravvivono tovaglie a quadretti e pannelli di legno alle pareti.
Si distingue dagli altri locali della piazza per la
frequentazione di vecchietti. Silenti.
E' il posto dove guardo i mondiali di calcio.
Fino alle cinque del pomeriggio il posto è pressochè vuoto e
del tutto silenzioso. L'aria è immobile. I vecchietti li immagino riposare
nelle stanze ombrose e fresche delle loro case nel villaggio. Immagino anche le
mogli in cucina a preparare la cena di parecchie ore dopo, brontolando
sull'apatia dei mariti.
Io arrivo qualche minuto prima dell'inizio della partita
pomeridiana. Non c'è traccia di turisti. C'è un solo vecchietto, seduto ad uno
dei tavolini.
Non sta guardando il televisore, ed ha già davanti l'espresso
ed il bicchiere d'acqua che la padrona (una donna che sorride solo agli
stranieri, imbruttita da un naso impegnativo) gli ha servito. La Signora da lì
in poi non sbaglierà più un colpo. Ad ogni vecchietto la sua consumazione, senza
bisogno di parole, nemmeno di cenni. Entro due minuti dall'ingresso al bar si
trovano davanti la tazza con il caffè in diverse versioni ed il bicchiere d'acqua senza bollicine.
Ed eccoli, dunque che arrivano, questi silenti vecchietti di
Itanos. Viaggiano fra i sessanta e gli ottanta. Qualcuno fatica un poco a
portarsi in giro. La divisa d'ordinanza prevede rigorosamente pantaloni lunghi
e camiciotto. Alcune ascelle oggi non hanno salutato il sapone e, ad ogni
alzata di braccio, ce ne si accorge senza sforzo.
In mano tutti hanno il rosario, che sgranano o fanno girare
fra le dita.
Mano a mano si sistemano ai tavolini, da soli a coppie a
terzetti.
E stanno lì, silenziosi, senza alcun cenno di interesse verso
la partita, verso gli altri. Guardano verso la piazza, guardano nel vuoto.
Senza parlare. Senza parlarsi.
Qualcuno, al più, tamburella sul tavolo con le dita,
ostinatamente, come in attesa di chissà che.
Uno solo, arrivando, ha provato a salutare ad alta voce, ha
anche alzato una mano.
Lo hanno ignorato.
Ma non sono arrabbiati, si vede. Semplicemente sono lì, come
prima erano altrove.
Non sono arrivati al bar, ci si sono materializzati.
La partita va avanti, è bella.
Li guardo. Saranno quasi una decina. Non ce n'è uno che stia
guardando il televisore. Non ce n'è uno che stia parlando. E sarà così per
quasi due ore.
Ad un certo punto uno
di loro, seduto in compagnia (si fa per dire...) di un collega mutanghero come
lui, si alza e si sposta lento verso un
altro tavolo dove già stanno seduti in due. Il tutto senza che una parola
accompagni la partenza, il trasferimento, l'arrivo. Il vecchietto rimasto da
solo al tavolino appoggia la testa su un braccio e prende a scrutare, un pò in
tralice, quell'altro che lo ha abbandonato.
L'incontro è ricco di gol, a più riprese dagli altri locali
della piazza si alzano le urla dei tifosi transalpini. Qui al bar Itanos
silenzio assoluto.
E si va avanti così. Ci si chiede che minchia siano venuti a
fare. Devono avere delle mogli impegnative.
Sono meravigliosi. Questo posto è
quello che cerco quando vado in giro per il mondo. Autenticità.
Improvvisamente le campane della chiesa ortodossa della
piazza iniziano a suonare. E' come se si fosse acceso un interruttore che abbia
acceso anche i vecchietti. Tutti contemporaneamente si segnano ripetutamente e
vigorosamente. Poi, così come si acceso, l'interruttore invisibile si spegne. E
loro con lui.
Solo poche volte, in quasi due ore, una voce flebile si alza
da un tavolino alle mie spalle. Uno degli argentini si chiama “Di Maria”, e
quando il telecronista greco lo nomina, da dietro si sente dire “Maria...”. Ma
non è una voce, pare più un sospiro, un borbottare, un gorgoglio. Poi la sala
torna nel suo mutismo.
Chi sarà stata Maria per quel vecchietto?
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