"PAPA', TU SEI COME LA MOZZARELLA DI BUFALA: DA FUORI SEMBRI UN PO' DURO, MA DENTRO SEI MORBIDO". Una figlia dal nome corto.
domenica 27 marzo 2011
NO PUPPA ZONE
Il consiglio di sicurezza della Vignassa ha deliberato all'unanimità (votano solo gli adulti) l'embargo sulla distribuzione di latte notturno alla bambina dal nome corto, istituendo parallelamente la "No Puppa Zone" su tutto il territorio domestico dalle 22,00 alle 8,00. Vivissime proteste si sono alzate dalla bambina dal nome corto stessa, tali proteste sono state represse con coccole, pazienza e inflessibilità. E' anche intervenuto il Signor EmmeGi, che da mesi non frequentava (se non sporadicamente) il suo letto, il cui ritorno dall'esilio potrebbe essere lo sbocco naturale alla fine della vicenda. Negli scontri verbali che stanno caratterizzando le notti in camera da letto non è coinvolta la bambina dal nome medio corto che applica la tattica "me ne sto futtendo..."
martedì 22 marzo 2011
IL PACIFISMO E' UN LUSSO?
...la domanda della gente è una sola: “E se fossero entrati a Benghazi?”. Sì perché erano questi i rinforzi destinati a stanare “i ratti” della rivoluzione, “casa per casa”, “vicolo per vicolo”, “senza pietà”, come gridava da giorni infuriato in televisione il colonnello Gheddafi. A sfondare le inconsistenti linee difensive dei ragazzi ci avevano provato già sabato scorso. Una battaglia urbana devastante, durata tutta la mattina e costata la vita a almeno 94 ragazzi dell'armata popolare...
"Mentre pubblico questi pezzi, in Italia si manifesta contro la guerra in Libia, nel nome della cultura della pace. Non prendetemi per un interventista, perché non lo sono, ma il mio lavoro è raccontare quello che vedo, anche quando è diverso da quello che vorrei vedere. E la piazza di Benghazi usa parole diverse da quelle dei pacifisti italiani. Dove stia la verità non lo so. E probabilmente sono troppo vicino ai morti di Benghazi per saperlo. Ma ascoltare questa piazza credo serva a tutti, anche a chi ritiene inamovibili le proprie posizioni. Chiediamoci seriamente cosa possiamo fare, al di là del no alla guerra. Ieri a Misratah, con la città sotto assedio, la popolazione è scesa in piazza per una manifestazione. Gli hanno sparato addosso i miliziani di Gheddafi. Quaranta morti, 180 feriti e una città allo stremo, senza acqua e elettricità da una settimana. Di nuovo, chiediamoci seriamente cosa possiamo fare in queste ore. Lo dobbiamo al coraggio di questa gente."
Clicca QUI per leggere tutto il reportage di oggi da Bengasi di Gabriele Del Grande, che cura il sito www.fortresseurope.blogspot.com, e leggete anche cosa scriveva nei giorni scorsi, sempre dalla Libia.
Forse la cosa da fare, prima di guardare le cose attraverso le nostre idee preconcette, sarebbe provare a "mettersi nei panni di", in questo caso nei panni di chi sotto Gheddafi ci ha vissuto in questi anni, e oggi vede una possibilità di cambiamento. Forse...
"Mentre pubblico questi pezzi, in Italia si manifesta contro la guerra in Libia, nel nome della cultura della pace. Non prendetemi per un interventista, perché non lo sono, ma il mio lavoro è raccontare quello che vedo, anche quando è diverso da quello che vorrei vedere. E la piazza di Benghazi usa parole diverse da quelle dei pacifisti italiani. Dove stia la verità non lo so. E probabilmente sono troppo vicino ai morti di Benghazi per saperlo. Ma ascoltare questa piazza credo serva a tutti, anche a chi ritiene inamovibili le proprie posizioni. Chiediamoci seriamente cosa possiamo fare, al di là del no alla guerra. Ieri a Misratah, con la città sotto assedio, la popolazione è scesa in piazza per una manifestazione. Gli hanno sparato addosso i miliziani di Gheddafi. Quaranta morti, 180 feriti e una città allo stremo, senza acqua e elettricità da una settimana. Di nuovo, chiediamoci seriamente cosa possiamo fare in queste ore. Lo dobbiamo al coraggio di questa gente."
Clicca QUI per leggere tutto il reportage di oggi da Bengasi di Gabriele Del Grande, che cura il sito www.fortresseurope.blogspot.com, e leggete anche cosa scriveva nei giorni scorsi, sempre dalla Libia.
Forse la cosa da fare, prima di guardare le cose attraverso le nostre idee preconcette, sarebbe provare a "mettersi nei panni di", in questo caso nei panni di chi sotto Gheddafi ci ha vissuto in questi anni, e oggi vede una possibilità di cambiamento. Forse...
lunedì 14 marzo 2011
TRADIZIONI DI FAMIGLIA
LE IMMAGINI PARLANO PIU' DELLE PAROLE
Il New York Times ha pubblicato delle foto satellitari di alcune località giapponesi prima e dopo lo tsunami. La cosa particolare è che le foto sono sovrapposte. Si vede lo stesso posto prima e dopo il disastro, ma contemporaneamente. La foto è divisa in due da una riga, con al centro un segno azzurro. Tenendo cliccato sul segno in centro alla foto, spostati a destra e sinistra.
Per vedere le foto clicca QUI
domenica 13 marzo 2011
UNA MATTINA MI SONO ALZATA...
Io non mi alzo ancora, diciamo che mi sveglio e mi faccio sentire... Comunque, come fa quella canzone (che mia sorella dice che l'ha imparata dal simpatico autista comunista del pulmino che la porta a scuola), stamattina mi sono alzata e c'era il mio papà che girava per casa dicendo a mamma che "il sogno era finito", e mamma stranamente lo stava anche a sentire, secondo me era un pò preoccupata. Comunque diceva che lui era contento anche se il sogno era finito, perchè una squadra così non l'aveva vista mai, ma lui non è che se ne intende tanto, più che altro va allo stadio a rilassarsi, sfogarsi, guardare il pizzaiolo che urla (ieri sera si è pure portato la macchina foto per fotografarlo...).
APOCALYPSE (IS) NOW
Una galleria di immagini di grande formato.
Impressionanti.
Dal sito del Boston Globe.
Per vederle tutte clicca QUI
martedì 8 marzo 2011
STORIE DI ORDINARIO EROISMO FAMIGLIARE
AMBIENTAZIONE
La scena si svolge nella sala della famiglia Galetti Jourdan, in una serata di ordinaria follia domestica intrafamigliare, con due famiglie dotate di bambini (cinque in tutto). Il compagno Albis ha definito "Eroica" la decisione di ospitare a cena in settimana una famiglia con tre bambini medio piccoli.
IL CONTESTO
Il precena si è surriscaldato a seguito della decisione di mettere "musica da ballo", utilizzando un noto canale internet sul quale guardare video. Vanno per la maggiore brani che spaziano da Santana ai cartoni animati. Bambini che ballano in canottiera, mia figlia dal nome corto che guarda attonita dalla sdraietta, io chiuso in cucina, sordo a ogni richiamo. La cena fila via senza l'uso della forza da parte delle autorità preposte.
IL DOPO CENA
Al termine della cena i bambini giocano a devastare la sala, i grandi chiacchierano. Si avvicina l'ora della nanna. Intorno al divano pare che sia caduto un 747, quasi non si vede il pavimento. Dal popolo giunge la proposta "mettiamo ancora un pò di musica, poi si va a dormire".
Con il solito spirito provocatore che lo caratterizza, il Signor EmmeGi si avvicina al computer e ignorando ogni richiesta infantile ("voio anna dai papelli rossi!" "voio la peppina fa il cafè!" "voio santana, oie como va!") mette su l'inno nazionale dell'unione sovietica.
Ululati di protesta. Non solo dai bambini. Il Signor EmmeGi se ne fotte e lascia che il brano termini.
E ONDEGGIO' COME UN BIRILLO
Siamo in fase di smobilitazione. Mia figlia dal nome medio corto è stanca e sovraeccitata, quindi giustamente al momento di mettere in ordine perde la testa; piange e scalcia come un mulo posseduto dal demonio; con un pò di fatica riesco a calmarla. Ma la sua collega, bambina A. A. distesa sui resti del divano, non ne vuole sapere di vestirsi, il compagno Albis la minaccia. Per una frazione di secondo le teste delle due bambine sono vicine. Troppo vicine.
In un attimo fatale il compagno Albis dà un "patun" (parola piemontese che indica un buffetto, molto meno di uno schiaffo) sul sedere della sua bambina, che parte in avanti come un siluro. Sono pochi centimetri di spostamento, sufficienti però ad abbattere mia figlia che, colpita alla testa dalla testa della sua collega piccina, barcolla come un birillo del bowling. Il suo equilibrio psico fisico, ancora labile dopo la crisi isterica appena finita, va a farsi fottere e la bambina spalanca la bocca urlando e zampillando lacrime come nei cartoni animati.
La serata termina con serenità.
La scena si svolge nella sala della famiglia Galetti Jourdan, in una serata di ordinaria follia domestica intrafamigliare, con due famiglie dotate di bambini (cinque in tutto). Il compagno Albis ha definito "Eroica" la decisione di ospitare a cena in settimana una famiglia con tre bambini medio piccoli.
IL CONTESTO
Il precena si è surriscaldato a seguito della decisione di mettere "musica da ballo", utilizzando un noto canale internet sul quale guardare video. Vanno per la maggiore brani che spaziano da Santana ai cartoni animati. Bambini che ballano in canottiera, mia figlia dal nome corto che guarda attonita dalla sdraietta, io chiuso in cucina, sordo a ogni richiamo. La cena fila via senza l'uso della forza da parte delle autorità preposte.
IL DOPO CENA
Al termine della cena i bambini giocano a devastare la sala, i grandi chiacchierano. Si avvicina l'ora della nanna. Intorno al divano pare che sia caduto un 747, quasi non si vede il pavimento. Dal popolo giunge la proposta "mettiamo ancora un pò di musica, poi si va a dormire".
Con il solito spirito provocatore che lo caratterizza, il Signor EmmeGi si avvicina al computer e ignorando ogni richiesta infantile ("voio anna dai papelli rossi!" "voio la peppina fa il cafè!" "voio santana, oie como va!") mette su l'inno nazionale dell'unione sovietica.
Ululati di protesta. Non solo dai bambini. Il Signor EmmeGi se ne fotte e lascia che il brano termini.
E ONDEGGIO' COME UN BIRILLO
Siamo in fase di smobilitazione. Mia figlia dal nome medio corto è stanca e sovraeccitata, quindi giustamente al momento di mettere in ordine perde la testa; piange e scalcia come un mulo posseduto dal demonio; con un pò di fatica riesco a calmarla. Ma la sua collega, bambina A. A. distesa sui resti del divano, non ne vuole sapere di vestirsi, il compagno Albis la minaccia. Per una frazione di secondo le teste delle due bambine sono vicine. Troppo vicine.
In un attimo fatale il compagno Albis dà un "patun" (parola piemontese che indica un buffetto, molto meno di uno schiaffo) sul sedere della sua bambina, che parte in avanti come un siluro. Sono pochi centimetri di spostamento, sufficienti però ad abbattere mia figlia che, colpita alla testa dalla testa della sua collega piccina, barcolla come un birillo del bowling. Il suo equilibrio psico fisico, ancora labile dopo la crisi isterica appena finita, va a farsi fottere e la bambina spalanca la bocca urlando e zampillando lacrime come nei cartoni animati.
La serata termina con serenità.
lunedì 7 marzo 2011
IL MENSILE DI EMERGENCY
Dal 6 aprile in edicola il mensile di Emergency.
Si chiama "E il mensile". Compralo. Sostienilo. Leggilo.
Si chiama "E il mensile". Compralo. Sostienilo. Leggilo.
mercoledì 2 marzo 2011
IL FENOMENO SPORTIVO/SOCIOLOGICO?
Dopo l'impresa di sabato, al villaggio la temperatura sta salendo, tornano i giornalisti a descrivere il fenomeno sportivo/sociologico. Vengono fatte miliardi di parole sull'argomento, il popolo, stanco a questo punto dell'inverno, ha un argomento di discussione appassionante. Alcune delle parole dette paiono francamente sparate, qualcuno ha anche il coraggio di scriverle.
QUI l'articolo della stampa di ieri
QUI il video della fantasmagorica vittoria di sabato sera a Renon
QUI l'articolo della stampa di ieri
QUI il video della fantasmagorica vittoria di sabato sera a Renon
martedì 1 marzo 2011
IL NOSTRO (EX?) AMICO GHEDDAFI
"Nei giorni in cui ormai anche il governo italiano ha scaricato il vecchio amico Gheddafi, vale la pena ricordare con quanta premura il ministro La Russa spedì a Tripoli le frecce tricolori, poco più di un anno fa, per festeggiare il patto d'amicizia col dittatore libico. E vale la pena ricordare con quanto ardore il ministro Maroni abbia difeso i respingimenti in Libia, già a suo tempo negoziati dal governo Prodi e dal ministro Amato e in seguito difesi a spada tratta dai vari Fassino e Chiamparino... Facile oggi scaricare il regime di Gheddafi come criminale. Ma negli annali di storia resterà traccia della politica dei governi passati. Questo blog denuncia da ormai quattro anni i crimini della polizia di Gheddafi commessi sulla pelle dei tanti viaggiatori che dalle sabbie del Sahara raggiungevano la Libia per poi proseguire via mare verso Lampedusa. Arrestati, vessati e torturati dagli uomini del regime che l'Italia aveva promosso a fidati cani da guardia del cortile europeo. Non abbiamo avuto molto ascolto in questi anni. Adesso che tutti i riflettori sono puntati su Tripoli, proviamo a rilanciare quelle notizie. Di seguito trovate TUTTE LE NOSTRE PUBBLICAZIONI SULLA LIBIA Il primo rapporto del 2007, il viaggio a Tripoli nel 2008, l'audiodocumentario di Herzog, il film "Come un uomo sulla terra", le telefonate nei campi di detenzione, tutte le inchieste fatte al tempo dei respingimenti e la campagna "Io non respingo". Aiutateci a diffonderle in rete. E che nessuno dei nostri politici adesso giochi al nonlosapevo. "
(Dal sito www.fortresseurope.blogspot.com)
Quello che vedete nella foto è un camion sul quale è montato un contanier per il trasporto dei migranti catturati per noi dai libici. Nella storia non troppo lontana qualcun altro era solito trasportare le persone così, come bestie. Ricordate?
(Dal sito www.fortresseurope.blogspot.com)
Quello che vedete nella foto è un camion sul quale è montato un contanier per il trasporto dei migranti catturati per noi dai libici. Nella storia non troppo lontana qualcun altro era solito trasportare le persone così, come bestie. Ricordate?
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