martedì 8 marzo 2011

STORIE DI ORDINARIO EROISMO FAMIGLIARE

Mia figlia dal nome corto ad una manifestazione.
Sei mesi ed è già una radical chic...

AMBIENTAZIONE
La scena si svolge nella sala della famiglia Galetti Jourdan, in una serata di ordinaria follia domestica intrafamigliare, con due famiglie dotate di bambini (cinque in tutto). Il compagno Albis ha definito "Eroica" la decisione di ospitare a cena in settimana una famiglia con tre bambini medio piccoli.
IL CONTESTO
Il precena si è surriscaldato a seguito della decisione di mettere "musica da ballo", utilizzando un noto canale internet sul quale guardare video. Vanno per la maggiore brani che spaziano da Santana ai cartoni animati. Bambini che ballano in canottiera, mia figlia dal nome corto che guarda attonita dalla sdraietta, io chiuso in cucina, sordo a ogni richiamo. La cena fila via senza l'uso della forza da parte delle autorità preposte.
IL DOPO CENA
Al termine della cena i bambini giocano a devastare la sala, i grandi chiacchierano. Si avvicina l'ora della nanna. Intorno al divano pare che sia caduto un 747, quasi non si vede il pavimento. Dal popolo giunge la proposta "mettiamo ancora un pò di musica, poi si va a dormire".
Con il solito spirito provocatore che lo caratterizza, il Signor EmmeGi si avvicina al computer e ignorando ogni richiesta infantile ("voio anna dai papelli rossi!" "voio la peppina fa il cafè!" "voio santana, oie como va!") mette su l'inno nazionale dell'unione sovietica.
Ululati di protesta. Non solo dai bambini. Il Signor EmmeGi se ne fotte e lascia che il brano termini.
E ONDEGGIO' COME UN BIRILLO
Siamo in fase di smobilitazione. Mia figlia dal nome medio corto è stanca e sovraeccitata, quindi giustamente al momento di mettere in ordine perde la testa; piange e scalcia come un mulo posseduto dal demonio; con un pò di fatica riesco a calmarla. Ma la sua collega, bambina A. A. distesa sui resti del divano, non ne vuole sapere di vestirsi, il compagno Albis la minaccia. Per una frazione di secondo le teste delle due bambine sono vicine. Troppo vicine.
In un attimo fatale il compagno Albis dà un "patun" (parola piemontese che indica un buffetto, molto meno di uno schiaffo) sul sedere della sua bambina, che parte in avanti come un siluro. Sono pochi centimetri di spostamento, sufficienti però ad abbattere mia figlia che, colpita alla testa dalla testa della sua collega piccina, barcolla come un birillo del bowling. Il suo equilibrio psico fisico, ancora labile dopo la crisi isterica appena finita, va a farsi fottere e la bambina spalanca la bocca urlando e zampillando lacrime come nei cartoni animati.
La serata termina con serenità.

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