La ciliegina sulla torta
di questo bel viaggio. Mi sarebbe spiaciuto partire senza incontrarlo
e parlare un po' con lui. Così l'ho cercato tutta la giornata, sin
dalla mattina presto, in giro per il villaggio alla guida del
passeggino con la bambina dal nome corto che era sveglia prestissimo
e rompeva i timpani con le sue urla.
Lo becco finalmente alla
fine del pomeriggio. Scendo dalla macchina e ci salutiamo
affettuosamente. Osservandolo, il suo aspetto esteriore corrisponde
in pieno allo stereotipo dell'estremista islamico che abbiamo da noi
in occidente: ha la barba un po' più lunga di due anni fa, il solito
zuccotto bianco in testa, e la djellaba bianca e lunga che gli copre
parte dei pantaloni. I suoi occhi sono sempre accesi, furbi,
guizzanti. E' davvero un peccato non poterlo fotografare, mi costa un
po' rispettare la sua volontà. Così, per sdrammatizzare la cosa, ci
scherziamo su più volte nella mezz'ora che passiamo insieme. Gli
propongo di accompagnarmi a fare un giro in macchina nella campagna
al tramonto. Prima di tutto ci aggiorniamo sulle rispettive famiglie,
è un rito che qui contraddistingue l'inizio di ogni conversazione.
Poi provo a fargli qualche domanda.
- Allora, adesso è più tranquilla la situazione? (fino a prima della rivoluzione la polizia lo teneva sotto stretto controllo, perquisendo frequentemente casa sua, tenendolo sotto pressione costante, impedendogli di lavorare, minacciando chi gli dava anche solo un lavoretto, sequestrandogli libri, portandolo in caserma per interrogarlo, e via discorrendo. Non gli ho mai chiesto se lo picchiassero, ma non me ne stupirei)
Si, ora faccio l'Imam
a El Mida (è il villaggio
vicino), tengo delle lezioni. La polizia mi lascia
tranquillo; prima mi controllavano di continuo, non potevo lavorare,
ma non ho mai reagito, non sta a me giudicare, amdullah, ci penserà
Dio. Non ho più nessun libro sulla religione, la polizia mi ha
sequestrato tutto. Ma ho tutto qui! (si
tocca la tempia con un dito, gli occhi gli si accendono mentre mi fa
quel gesto). Ora vorrei fare venire del materiale
dall'Arabia Saudita, e cominciare a mettere su internet lezioni
sull'Islam, quello vero, non quello degli usurpatori, non come quello
di chi dice di parlare in nome di Dio, di chi dice “Dio è entrato
in me!”, quelli lo fanno solo per controllare la testa della gente.
Gli sciiti iraniani, ad esempio.
- Cosa pensi della rivoluzione tunisina?
Io ero contro Ben Alì,
ma non mi è piaciuto il modo: sangue, morti, feriti, violenze. La
cosa in sé è stata giusta, ma non ho condiviso la maniera.
L'esercito avrebbe dovuto deporre Ben Alì, metterlo in galera, e
ridare la voce al popolo con le elezioni. Comunque sia: se Ben Alì è
stato al potere per 24 anni è perchè ne aveva i mezzi, ed anche
perchè era sostenuto, in particolare dagli americani, sono loro che
comandano. Il suo esilio in Arabia Saudita, mica lo hanno deciso
loro, i sauditi. Gli americani hanno deciso; “ora voi fate questo
per noi, e poi domani vi restituiremo il favore”, così hanno detto
ai sauditi. Così adesso lui è dai sauditi, prima qui lui aveva
vietato di tenere la barba lunga, ma guardalo ora, è là dove la
barba è obbligatoria, lui con la barba e lei con il velo! Ah! (ride,
e si tocca la barba). Ma alla fine è stato un carrettiere che lo ha
mandato via, un poveretto che spingeva un carretto con quattro cose.
Si è dato fuoco ed ha fatto partire tutto. E' stato Dio che lo ha
mandato!
- Ti riferisci a Mohamed Bouazizi?
Esattamente. Bisogna
sapere attendere, amdullah. Senza mai usare la violenza. Io lo dicevo
ai poliziotti che venivano da me: “se volete controllarmi, fate
pure, non c'è problema, io non reagirò”. Ora lo dico nelle mie
lezioni “se avete qualche problema con qualcuno, c'è la legge,
andate in tribunale”.
- Però quando c'è un regime che condiziona la giustizia, è normale che la gente non si fidi...
E' vero, ma adesso non
è più così. Però adesso abbiamo un altro problema. Non c'è
abbastanza sicurezza. La polizia non ha il permesso di usare il pugno
di ferro con chi fa il violento. Questo non è giusto. Non va bene
che siano limitati nell'agire.
- Cosa pensi dei salafiti che stanno creando dei problemi in Tunisia in questo momento?
Che non sono salafiti!
Essere salafita significa seguire la legge di Dio. Quelli sono solo
degli impostori, dei malvagi. Approfittano della situazione per
ottenere potere. Strumentalizzano quelli che li seguono. Quello non è
Islam. Islam è amore, non violenza.
- Però facendo così fanno il gioco di chi, in occidente, dice che invece l'Islam è proprio quello: violenza, oscurantismo, intolleranza per chi la pensa diversamente. Sono anni che noi veniamo bombardati da questo messaggio.
Purtroppo è proprio
così, i due estremismi lavorano l'uno fianco all'altro, vanno nella
stessa direzione. Ma ti ripeto: quelli non sono salafiti. Io sono
salafita, amdullah.
- Cosa significa “amdullah”? Lo dici spesso.
Vuole dire “grazie a
Dio, che Dio sia lodato”
Poi
cambia discorso, mi prende la mano e ci mette sopra dell'essenza di
profumo che produce lui stesso. Ha fatto molti studi in Francia in
questo campo. Mi parla a lungo di rimedi naturali, della loro
scientificità; mi parla di un misterioso aceto che verrebbe prodotto
in Italia, con enormi poteri di guarigione di varie gravi malattie
(“costa 40 milioni di € alla bottiglia, lo usano solo
per i potenti della terra, proprio a causa del prezzo”).
Parliamo dell'importanza che i bambini possano vedere che ci sono
altri modi di vivere, gli dico che Blanca sta iniziando ad osservare
e fare domande. Condividiamo l'idea che questo è importante per
evitare di pensare che la cultura in cui cresciamo sia l'unica, o la
migliore, mentre si può prendere il buono da ognuna. Mi parla
dell'oro che secondo lui è sepolto nel sottosuolo della Tunisia sin
dai tempi dei Romani, in posti vicini alle montagne dove non è
permesso andare. Sono un po' perplesso su alcune cose, ma stare con
lui è molto piacevole, una questione di pelle, come si dice.
Ad un
certo punto ci fermiamo perchè ho visto una foto da fare, c'è un
uomo in un campo con l'aratro ed il suo cavallo; siamo in piena
campagna, non c'è nessuno intorno, solo campi, una bella luce ed un
cielo grande. Gli dico: “guarda che bella luce, non c'è
nessuno, sarebbe una bellissima foto se te la facessi ora!”.
Ci
facciamo una risata, pacche sulle spalle, e ripartiamo verso il
villaggio.
P.S.: avevo già scritto su di lui nel 2010, per leggere clicca QUI
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