domenica 18 novembre 2012

IL RACCONTO DI UNA GRANDE EMOZIONE

Sono in fondo al prato a fotografare i caprioli, torno per colazione”, dice il biglietto che lascio accanto a Moni, che dorme.
Alle 7 lascio la macchina giù alla curva del bosco e vado a piazzarmi. Cerco un po', fino a trovare un posto che mi pare adatto, la visuale è buona sulla zona in cui li vedo sempre dal cortile. E subito scopro perchè quest'anno sono sempre qui. Sotto gli alberi c'è un gran mucchio di mele.
E' quasi buio, ancora, scruto con il binocolo, ma non vedo niente. Ad un certo punto mi pare di scorgere qualcosa lassù in alto, nella luce fioca. Lui, invece, deve avermi visto benissimo. Lancia forte e ripetutamente il suo bramito, quel misto tra un cane che abbaia ed un maiale che grufola. E' il capobranco, richiama gli altri che stavano scendendo verso la zona di prato ai cui margini mi sono appostato. Si è appostato in una zona da cui domina tutto il prato, per controllare la presenza di eventuali pericoli. Così loro tornano indietro. Ci sono tutti, quest'anno sono sette. Da una parte sono contento per averli visti tutti in una volta, dall'altra sono deluso perchè se ne sono andati.


 Trascorre quasi un'ora, con il binocolo batto tutto il prato e i margini del bosco, niente. C'è un discreto traffico di uccelli, un picchio coloratissimo mi passa vicino, ma è troppo veloce perchè possa fotografarlo.
Mi pare di avere imparato la visuale a memoria, tante sono le volte che ho fatto su e giù con il binocolo. Ad un certo punto i miei occhi registrano qualcosa. Lassù è comparsa una macchia bianca. Un esemplare, mi pare piccolo, scende piano piano verso il fondo del prato, poi sparisce. Ricompare un minuto dopo seminascosto dietro un albero. E' comparso anche un altro esemplare, per qualche minuto mangiano le mele, sono quasi del tutto nascosti dagli alberi e dai rovi. Se non si spostano un po' non riuscirò a fare nessuna foto decente.


Poi, improvvisamente, mi viene da voltarmi verso destra, c'è un gran movimento. Sono tre esemplari che corrono giù, un giovane maschio e due femmine, una più grande dell'altra. E' valsa la pena aspettare, è uno spettacolo bellissimo, i due giovani si rincorrono su e giù per il prato. Vanno anche loro due a mangiare le mele, mentre la femmina più grande perlustra la zona. Dalla mia destra sento un bramito piuttosto forte e piuttosto vicino, è il capobranco, avvia tutti della sua posizione, forse anche me. Gli altri invece non mi hanno visto, sono abbastanza vicini e la visuale è buona, riesco a fare un po' di foto.








 Dopo un momento si avvicina anche la femmina adulta, per un po' mangiano insieme, poi lei si sposta verso su, supera un albero, e si volta verso di me. Mi ha visto, l'ho capito benissimo. Restiamo un bel momento a guardarci, io attraverso il mirino della macchina fotografica. Lei mi scruta per capire se sono un pericolo.




 Si avvia verso la parte alta del prato, ma fa solo pochi passi, poi torna indietro e si rimette a guardarmi. E' arrivata anche la giovane femmina. Che è decisamente più curiosa, infatti si avvicina piano piano verso di me. Ogni tanto blocca una zampa a mezz'aria, immobile. Come immobile sono io. Mi fanno male le braccia, bloccate in una posizione innaturale, ma non mi muovo nemmeno se viene il terremoto. Sono istanti magici. E' un incontro, non sono solo io che guardo loro. Ci guardiamo. Fratelli di curiosità. 


 E' arrivato il maschio giovane, anche lui mi guarda, accanto alla femmina adulta, che ancora una volta pare volersene andare. Poi di colpo si blocca, torna indietro e guarda alla mia sinistra. In effetti da qualche momento non vedo più la giovane femmina. Però ora la sento, o meglio sento il rumore degli zoccoli sul terreno. Ha fatto il giro da più in basso, per arrivare più vicino a me, sapendo di non potere essere vista durante lo spostamento. La sua testa spunta dall'erba, è vicina vicina. Vorrei urlare dalla felicità. Riesco a scattare a ripetizione, sperando che almeno una venga bene.
 La femmina adulta richiama la giovane incosciente. Lei e il giovane maschio si allontanano verso l'altro lato del prato, dalla parte opposta alla mia. La femmina adulta si ferma ancora un momento accanto all'albero. Lancia un paio di bramiti, mi sgancia un'ultima occhiata e saltella via pure lei.
Ora posso piangere lacrime di gioia.

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4 commenti:

Giorgio ha detto...

Queste foto mi ricordano l'incontro del piccolo principe con la volpe...

"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
...
"Che cosa vuol dire addomesticare?"
...
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
....
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. ....
E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"....
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".....

Anonimo ha detto...

Bravo!La sofferenza fa diventare la bellezza ancora piu bella.

Amalia ha detto...

Grazie per questo bellissimo regalo, non è emozionante come esserci stati, ma è comunque molto intenso!
Penso tu posssa sceglierne due o tre e mandarle all'Eco per la foto della settimana. Bravo!

Fabri Mollea ha detto...

Bello! è quello che mi manca di Angrogna...qui al massimo posso vedere da vicino qualche madama del centro di Luserna!