venerdì 24 gennaio 2014

IN VIAGGIO VERSO OVEST: KAMPALA-MBARARA-IBANDA

4 Gennaio, Ibanda, ovest dell'Uganda.
 Sono entrate nel ristorante per mano cantando una canzone natalizia, ed hanno già fatto spettacolo: sorrisi da un orecchio all’altro su molti visi di persone sedute.
Una bianca ed una tendente al nero, bellissime nei loro vestiti chiari.
Dopo la cena, consumata nel buio cortile interno del ristorante, lontanissimo dai nostri standard di “bel posto”,  tutte e tre hanno iniziato a giocare a prendersi, a Strega tocca color, alla scuola. In quel posto lontano migliaia di chilometri da casa loro, e diversissimo dalle loro abitudini, hanno creato casa,  loro erano a casa comunque, pienamente a loro agio, come se fossero in un posto che conoscono benissimo. Spettacolose, le cugine.

 Festo e Moni

Prima di cena siamo andati da Festo, il papà di Rose; lui non vive qui, ma la stava aspettando. E’ un vecchietto di circa 70 anni (qui l’età non è misurata precisamente come da noi) con po’ di cataratta, qualche problema alla schiena. E sedici figli, “mi pare” ha detto quando glielo abbiamo chiesto. Suo cugino, presso la cui casa siamo andati ver una visita di cortesia insieme a Festo stesso, si è fermato a quattrodici.





 La casa del cugino di Rose, Ibanda.

La casa del cugino è bella, in salotto molti riferimenti al cristianesimo, foto del papa argentino, poster di Jesus Christ, una croce in plastica argentea in un angolo, foto dei figli laureati. Rose lo definisce “cugino ricco”, possiede molte mucche ed ha un negozio di legumi. Ma soprattutto è bello il giardino. E’ particolare il fatto che entrando nelle case private provenendo dalla strada, non sempre ben tenuta né pulita, si cambi completamente registro, e la cura regni sovrana.


Stamane sveglia verso le 6, prevista partenza verso le 6,30/7, partenza reale qualche minuto prima delle 8. Abbiamo un minibus tutto per noi. Kampala è nella nebbia, che resiste a tratti per un bel momento uscendo dalla città. Ci fermiamo quasi subito a fare gasolio, i ragazzi del distributore fanno oscillare il minibus più e più volte, pare per riempire il serbatoio al massimo, in realtà la levetta sul cruscotto è rotta, si narra che sia un trucco per fottere un po’ di carburante (che paghiamo noi, affitto del mezzo 150.000 Ush, compreso vitto e alloggio autista). Il viaggio dura 7 ore e mezza, compresa un oretta di sosta per pranzo. Ci vuole un bel pezzo per uscire da una popolossisima Kampala, poi finalmente si va. 

 Sacchi di carbone in vendita lungo la strada.

Attraversiamo decine di villaggi, botteghe, chioschi, negozi e varie ai due lati della strada, prima e dopo l'ingresso dei villaggi robusti rallentatori scoraggiano dal pestare troppo l’acceleratore; sovente c’è la polizia stradale (almeno fino a Mbarare), è impossibile non vederli da lontano, hanno uniformi interamente bianche ed immacolate. Fra rallentatori e poliziotti il viaggio scorre abbastanza tranquillo, anche se io non sono comodo, piuttosto stretto e con due grandi adesivi mi parano la vista dal finestrino. Il paesaggio è abbastanza vario, mai secco; ad un certo punto vediamo alcune zebre in un prato recintato accanto la strada, allora ci fermiamo per sosta pipì e ci addentriamo di qualche kilometro, ma rinunciamo subito, siamo a metà giornata fa caldo, le bestie sono nascoste. Ci fermiamo per pranzo a Mbarara, una città che sembra bastevolmente grande, saremo a 300 km ad ovest di Kampala, in direzione Congo. Siamo sulla strada che porta in Ruanda, e non lontani dal parco Queen Elizabeth. 

 
 Priva di titolo

Dopo pranzo facciamo ancora un’ora abbondante di viaggio, sono altri 70 km circa in direzione nord, il paesaggio diventa molto bello, verde esplosivo, colline spesso coltivate fino in punta, altre coltivazioni, alberi di ogni genere, mucche di cui alcune con grandi corna, capre, uccelli. Bello. Ci fermiamo in uno dei villaggi che attraversiamo per prendere un po’ di frutta, il minibus è assediato da venditori di qualunque prodotto alimentare. Ananas, mango, passion fruit sono il nostro bottino. Lasciamo stare gli spiedini di fegato, nonostante le insistenze della figlia dal nome spagnolo. 

 
Assalto alla diligenza.

Bambine brave durante il viaggio, Noa perfetta, Blanca in miglioramento, utili libri da leggere e colorare, e le fiabe scaricate sull’ipod (che tale non è) dal previdente Signor EmmeGi. Arriviamo all’appuntamento con Justine, sorella di Rose, portiamo i due ragazzi che hanno viaggiato con noi (lei canadese in giro per il mondo, lui ugandese e bello)  fino alla stazione dei taxi ed andiamo in albergo, fa caldo, ma giusto, non umido. L’autista è andato via senza lasciarci il numero di telefono Rose cristona, anzi no l’autista è qui Rose non cristona più. 
In ogni esercizio commerciale c’è la foto del capo, Museweni, presidente dal 1986.

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