Dopo colazione Moni e
Rose vanno a comprare carne e verdure che portano a casa di Paulina,
la mamma di Rose. Io resto all'albergo con le bimbe, che giocano,
litigano, fanno pace, si strappano i giochi e poi si abbracciano.
Quando lei e Rose scendono dal minibus non sono sole. Un
interminabile stuolo di bambini è con loro, ci metto un attimo
perfino a contarli, sono 8, tutti nipoti di Rose, silenziosi ci
guardano, hanno i vestiti della festa. Sono proprio belli. Vengono
sul balcone dell'albergo e restano accanto al tavolo, ci guardano in
un silenzio quasi surreale. Quando torna, Moni mi dice: “avrei
pianto tutto il tempo”.Verso le 11 ripartiamo tutti e 15 sul
minibus. La casa è vicina, forse 5 minuti da Ibanda; il paesaggio
qui intorno è molto bello, agreste. Ai lati della strada sterrata
ogni cosa è di un solo colore, tutto è coperto di polvere, ogni
moto, auto o camion che passa, una nuvola.
La casa è decisamente
povera, in terra e pali di legno, i pavimenti delle stanze sono pure
in terra, l’acqua è fuori, non c’è la luce. In generale le
abitazioni vicine sono mediamente così, qualcuna meglio qualcuna
peggio.
Subito passiamo dai vicini a salutare, la loro casa è
poverissima, c’è una bella vecchietta che si affaccia dalla porta,
con un espressione un po’ stupita, io non so chi sia un parente e
chi no, così saluto tutti per non sbagliare. Davanti casa una
piccola tettoria con il tetto in foglie di palma, dentro c’è un
focolare, credo sia la cucina, poco lontano c’è una capra legata
ad un albero con due capretti che tettano, Noa si siede incantata lì
accanto a guardare, in terra bambini che giocano e cacche della
capra.
Tutto intorno ci sono piante di Matoke, la banana salata che
qui si mangia tantissimo. Andiamo verso la casa di Paulina, salutiamo
tutti i parenti che sono in cortile, ci sono le sorelle di Rose che
puliscono il matoke per il pranzo, un uomo in terra sta tagliando la
carne che poi appoggia su una grande foglia di banano. Di fronte casa
una tettoia ed un'altra costruzione in fango, anche in questo caso la
cucina. In casa vive anche una donna che Paulina si è presa in
carico, è un po’ tontolina; la donna ha anche una bimba
piccolissima che per tutto il giorno andrà in giro con la tutina
tipica dei bimbi piccoli, aperta in fondo perchè non ha il
pannolino, e piuttosto rovinata e sporca. Del resto qui tenersi
puliti è un’impresa impossibile, anche noi lottiamo per parte
della giornata per evitare che si Blanca e Noa si sporchino troppo
(La lotta si rivelerà perdente all’esame della doccia serale). C'è
anche un ragzzo cieco che trascorre qualche giorno da Paulina. La
preparazione del pranzo va avanti, ora la grande pentola con il
matoke è piena, la coprono con delle grandi foglie e la mettono sul
fuoco in cortile, poco lontano un altro fuoco cuoce la carne, il
coperchio della grande pentola è una grande foglia di banano che il
tipo ha staccato da un albero accanto e tagliato di misura con il
machete.
Partiamo per un giro nel villaggio, che si sviluppa ai lati
della strada, Rose ci mostra i luoghi della sua infanzia, la scuola,
la casa dove è cresciuta, quella di una sorella (che prima aveva
fatto una battuta sulla necessità di migliorare il tetto di casa
sua, che in effetti è piuttosto malandata).
Ci fermiamo in un
negozio bar dove i bambini fanno incetta di aranciata. Lì fuori una
tettoia con un biliardo coperto, qui è piuttosto diffuso. In strada
c’è poco traffico, sono soprattutto, Boda Boda (mototaxi). Passa
un tipo alla cui bici è appeso un gran campionario di camicie, si
ferma un attimo a tergersi il sudore dalla fronte, stessa cosa fa un
altro uomo poco dopo, lui spinge una bici carica di matoke. In Uganda
non ci sono carretti, la bici è il loro carro.
Ripartiamo per
fermarci quasi subito in un mercato, qui siamo davvero lontani da
casa, sono botteghe ai due lati della strada, il posto inizia e
finisce di colpo, sembra quasi un villaggio del far west. Ci sono
decine di bambini che escono poco a poco a guardarci, quando partiamo
sono diventati tantissimi. (CONTINUA)
Nessun commento:
Posta un commento