La casa della sposa è vicina, credo un
centinaio di metri. Già ieri sera si sentivano musica e canti
provenire dalla casa della cugina di Monia, il cui matrimonio inizia
oggi. Ora sono le 7 e mezza del mattino, ed è già da un po’ che
il suono dei tamburi e il tipico urlo delle donne arabe riempiono
l’aria del mattino. E’ proprio la musica classica del matrimonio,
non quella moderna, con “inserti” di tecnologia. Vado in cucina e
Monia mi spiega che ora stanno per sgozzare il vitello, per questo è
già la festa a quest’ora. Habiba è già sul posto, con il suo
blackberry… Che personaggio.
La musica è cessata, ora. Il vitello è
cessato anche lui, immagino. Ora le donne cucineranno tutto il giorno
per la festa di stasera. Verso le 8,30 Oum Habiba se ne arriva in
cucina dicendo “Marcello oue?, Marcello oue?” (dov’è
Marcello?), e mi porta il tipico pane caldo di qui, fatto nei forni
artigianali che ci sono nei cortili di molte case.
Poco dopo Monia viene a chiedermi se
andiamo insieme a prendere la sposa per portarla dalla parrucchiera.
Chakra non ha più il papà, e Monia si fa carico di questo ruolo. La
sua macchina è impegnata, quindi io faccio volentieri da autista.
Blanca e Noa vengono con me. Quando arriviamo a casa della sposa, a
ferro di cavallo su tre lati come è tipico delle vecchie case di
qui, ci sono dei ragazzi che scaricano sedie di plastica da un
camion, le donne che in un angolo puliscono con l’acqua le
interiora del vitello che fu (una di loro mi chiede di fotografarla
con la testa del vitello stesso); in un altro angolo il macellaio sta
lavorando la carne e, accanto a lui sono seduti i due musicisti
ingaggiati per l’occasione; uno suona il tamburo, l’altro una
specie di trombetta\piffero che è lo strumento che rende tipica
questa musica.
Al momento però i due in pausa. Ovunque gente che va
e viene, fuori dal cancello bambini che guardano. Saluto un po’ di
persone, alcuni mi salutano affettuosamente, ma non ricordo chi
siano. Vado a salutare Chakra, che mi mostra il frigo che ha comprato
in vista del trasferimento nella nuova casa. Un ragazzo mi accompagna
in una stanza, interamente occupata da oggetti che la famiglia della
sposa ha acquistato per la famiglia che andrà a formarsi, io
ingenuamente chiedo se sono regali, loro precisano che, appunto, sono
cose che hanno comprato loro stessi. Una vecchina mi viene incontro,
e mi riporta a salutare la sposa. Scoprirò poi che si tratta della
mamma di Chakra, nel 1992 le feci una bella foto sotto un'immagine
del presidente, che tutti erano invitati ad esporre. E'
irriconoscibile, non riesco a credere che sia lei. Nel frattempo vado
a prendere Blanca e Noa, che avevo lasciato in macchina pensando che
saremmo partiti subito con la sposa.
La sposa in versione naturale
Poco dopo il nostro rientro in
cortile riparte improvvisamente la musica, tutti smettono di fare ciò
che stavano facendo e vanno al centro del cortile a ballare, la prima
è proprio la vecchina, poi arriva anche la sposa, che balla al
centro del gruppo. Poco dopo partiamo alla volta della parrucchiera,
a El Mida. Chiedo a Chakra se è emozionata, mi dice che ancora è
tranquilla. Starà dalla parrucchiera quasi 5 ore. E domani ci torna…
Quando torniamo al villaggio, Monia mi
accompagna dal barbiere (devo essere in ordine per il matrimonio:
ordini di scuderia...), arriviamo nei pressi della porta e lei lo
chiama a voce alta, per non entrare (forse non può?) e gli spiega
sommariamente cosa vorrei.
Il barbiere, un po’ come l’abitacolo
del taxi, è un luogo deputato alle chiacchiere, un posto ove
raccogliere il polso della situazione di un paese. Quindi comincio a
pensare a come mettergli le domande che vorrei fargli. Ma ci pensa
lui ad anticiparmi. Dopo qualche minuto mi guarda e mi dice “Io
sono per Ben Alì!” Poi alza lo sguardo al cielo e ripete “Ah,
Ben Alì!, quando c’era lui non c’erano tutti questi problemi…,
tutto questo casino, c’era molto più ordine, mi viene voglia di
andare in Francia e poi, se ritorna Ben Alì, torno anche io!” Mi
chiede se so chi è Ghannouci, il leader del partito di Ennahda, che
ha vinto le elezioni del 2011, le prime dopo la rivoluzione. Gli dico
di si. Allora interviene il ragazzo a cui il barbiere sta tagliando i
capelli “Sono dei terroristi! La Tunisia è tornata indietro di 50
anni! (il barbiere approva, a gesti). Anche a livello internazionale,
la Tunisia ora sta a zero!, la Tunisia farà la fine della Siria, la
guerra civile. Aspetta e vedrai!”.
Il barbiere lavora sulla testa del
cliente, che alla fine massaggia molto energicamente, alla fine lui
si alza e si lava la faccia nel lavandino. Poi se ne va verso un
appuntamento con la sua fidanzata.
Dopo qualche minuto mi accomodo sulla
poltrona, e lui comincia a lavorarmi. Il gesto nel passarmi il
pennello con la schiuma sul collo prima di radermi è deciso, anche
se mai rude. Decido di aspettare che finisca di farmi la barba per
fare altre domande, il rasoio mi fa un po’ impressione, non sono
abituato. Quando finisce di tagliarmi i capelli mi fa un massaggio
alla testa di un paio di minuti veramente ma veramente forte, gli
chiedo se fa parte del “pacchetto”, lui ride e mi dice di si, è
un po’ il suo marchio di fabbrica, mi spiega. Poi mi indica il
lavandino e mi dice “adesso ti lavi bene la faccia ed il collo,
così ti togli i peli…”. Qui vanno per le spiccie, non ci sono
cerimonie.
Pago 5 dinari (2,30 euro), di cui 2
sono di mancia. Uscendo penso alla scritta che fino a qualche tempo
fa stava sul muro del cortile di un amico “Ordine è pane,
disordine è fame”. Il barbiere di Oum Dhuoil approverebbe.
Domande
su Ben Alì non ne ho più fatte.
(CONTINUA...)