domenica 6 ottobre 2013

IN UNA PAUSA DEL MATRIMONIO

Stamattina ho fatto un giro per il villaggio, ma non l’ho visto, così ho chiesto a Monia di chiamarlo, che gli dicesse di passare da casa. Verso le 5 se ne arriva, così scendo al caffè e gli porto i biscotti che ho comprato per i suoi figli, e facciamo due parole. Dopo un po’ gli dico “ho trovato gente che rimpiange Ben Alì”, allora lui, che ha conosciuto il bastone del regime, mi dice “la rivoluzione non si è completata, ci sono uomini che avevano ruoli di responsabilità nel regime, e che hanno interesse all’instabilità, perché la stabilità porterebbe a dei processi nei loro confronti per i crimini che hanno commesso. Una rivoluzione riesce se porta ad un vero cambiamento del sistema, se la si pianifica, se i capi si fanno dei calcoli prima di cominciarla. Se si hanno almeno 80-90% di possibilità di riuscita si può fare, altrimenti occorre pazientare. Lo dice anche il Corano – se non ci sono tali condizioni le rivolte sono vietate! - dopo la rivoluzione del 2011 mi è capitato di parlare alla moschea dopo la preghiera del venerdì (è la più importante della settimana) ed ho detto queste cose, mi hanno mandato via! Cosa abbiamo ottenuto? Siamo passati da un ladro a 11 milioni di ladri! Ora non c’è il controllo, possono rubare tutti”

 

E lo dice uno che avrebbe molti motivi per gioire della fine del regime, che non aveva la mano tenera con chi era sospettato di essere un integralista.
Poi, senza preavviso, alza il vestito e mi mostra le cicatrici che ha sulle gambe, ricordo delle torture della polizia. Sono i segni degli accendisigari. Mi racconta, soprattutto a gesti, che lo hanno portato nei sotterranei del ministero degli interni a Tunisi (“là sotto c’era un odore terribile”), lo hanno appeso per le mani e picchiato giorno e notte, per una settimana. Interviene anche Nabil, il fratello di Monia, il quale mi racconta che il barbuto era talmente controllato che anche al suo matrimonio c’erano i poliziotti a sorvegliarlo. Nabil andò a prenderlo per portarlo ad una delle feste del matrimonio stesso, e la polizia li fermò “Ma non hanno mai trovato niente, perché io non facevo niente…”.
Il fatto dei controlli meno severi da parte dello stato è un discorso che ritorna nei discorsi delle persone, in effetti. Lo dice sia chi rimpiange il regime precedente, sia chi appoggia il cambiamento. Però il concetto di “controllo severo” è sempre questione di punti di vista, perché invece io resto colpito dal fatto che qui in banca si entra come in un qualsiasi negozio, che le porte delle gioiellerie sono aperte, che il traffico è una bolgia, quello si che è senza controllo, ma in questo nulla è cambiato.

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