"La copertina di questo numero non è casuale. Ci trovate la foto di un gruppo dei nostri volontari stranieri. E’ stata fatta nello scorso giugno, in un breve periodo di grande affollamento, come vedete ci sono 8 tra ragazzi e ragazze, e sono rappresentati 3 continenti. Certo, da alcuni anni la loro presenza è una delle cose che caratterizzano il Rifugio, quindi è normale che diamo loro questo spazio. In questo numero del nostro giornalino troverete diversi articoli nei quali i volontari sono citati. Anche perché proprio 10 anni fa, nell’inverno tra il 1999 ed il 2000, arrivava al Rifugio la prima volontaria straniera, una spagnola inviata dall’AFSAI, l’associazione di Roma con la quale collaboriamo per l’accoglienza dei volontari stranieri. Adesso siamo arrivati a 40 tra ragazzi e ragazze di 19 paesi che in questi anni hanno trascorso periodi più o meno lunghi con noi. Nella storia del Rifugio i volontari stranieri non sono certo una novità, sono anche presenti nella mostra di vecchie fotografie che si può visitare nell’atrio della nostra struttura o sul sito www.rifugio111.blogspot.com ; tra le tante foto del pastore Jahier, fatte al Rifugio tra gli anni ’50 e gli anni ’70, troverete anche delle volontarie straniere.
Ma non è solo questo il motivo della loro presenza in prima pagina. Nel nostro piccolo vogliamo dare un segnale. Un segnale di resistenza riguardo a quello che succede in questo paese rispetto agli stranieri, agli immigrati, associati automaticamente all’idea di delinquenza, di pericolo, di causa di ogni problema. E’ un’idea pericolosa, è come se dall’alto venisse il permesso a liberare gli istinti più bassi dell’essere umano, e purtroppo gli esempi non sono mancati.
Da qualche mese c’è un grande cartellone all’ingresso della nostra struttura. E’ stata un’idea nata nei giorni precedenti la festa estiva, ed è stata un’idea di una ragazza del servizio civile. Italiana. E di questo siamo particolarmente contenti, vuol dire che qualche messaggio riusciamo a passarlo. Il cartellone dice semplicemente “benvenuti”. Ma è scritto in 13 lingue diverse, una per ogni nazionalità presente al Rifugio in quei giorni, tra dipendenti e volontari.
Con questo numero del giornalino del Rifugio vogliamo dare una testimonianza di normalità, di lavoro quotidiano fatto gomito a gomito tra persone nate in paesi e continenti diversi e che si sono ritrovate per periodi più o meno lunghi qui da noi al Rifugio. Come potrete leggere in uno degli articoli, dall’esperienza di questi anni dei volontari al Rifugio sono nate amicizie, amori più o meno duraturi e recentemente anche un bambino.
Quest’estate il sinodo delle chiede valdesi e metodiste ha dato dei segnali forti su questo argomento, rispetto al quale non possiamo restare a guardare.
In un posto che si chiama “Rifugio”, in un luogo intitolato ad un re che diede dei diritti ad un popolo, non possiamo non essere sensibili a certi argomenti. Perché crediamo che, come disse un uomo famoso, “esiste solo una razza, la razza umana”.
Quell’uomo era un rifugiato, pronunciò queste parole al suo arrivo negli Stati Uniti d’America a chi gli chiedeva a quale razza apparteneva.
Quell’uomo si chiamava Albert Einstein."
Chi fosse interessato a ricevere la versione pdf del giornalino del Rifugio Carlo Alberto può scrivere a: rifugio@diaconiavaldese.org
1 commento:
che bello articolo
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