domenica 28 dicembre 2008

VAL PELLICE

Manzol e nuvola (foto palesemente ritoccata).

Torre Pellice.

Freddo.

Già mena la lingua...


"Ciao Sofi, è passato babbotale?"

mercoledì 24 dicembre 2008

QUESTA NOTTE


Questa notte un vecchio cacciatore vedrà un pezzo della sua terra staccarsi e diventare iceberg, il vecchio capitano di una petroliera non chiuderà occhio per colpa di un segnale sospetto sul radar, un soldato di leva imbarcato su un sottomarino nucleare esprimerà il desiderio di tornare a casa guardando una stella cadente, una donna vedrà la sua casa distrutta da quella che sembrava una stella cadente, un bambino resterà immobile per non svegliare il mostro sotto il letto, un altro resterà immobile per non svegliare il mostro dentro il suo letto, un uomo penserà che i tre mesi dati dal dottore sono scaduti ieri e scoppierà a ridere, un profugo sbarcherà su uno scoglio in mezzo al mare pensando di essere arrivato in europa, un uomo troverà l'anima gemella su una chat, a sua insaputa l'anima in questione sarà maschio, sposato e padre di tre figli, una donna salterà dentro la casa in fiamme per salvare il suo cane, un cane salterà dentro la casa in fiamme per salvare la sua padrona, un disoccupato difenderà la sua casetta dalle ruspe di chi vuole costruire un grattacielo di trentacinque piani, l'operatore del numero verde di una nota azienda alimentare darà consigli di culinaria a dodici insonni, dodici milioni di pescatori tireranno le reti, mille di loro pescheranno quanto tutti gli altri, un uomo sarà ripreso da una telecamera mentre svaligia un caveau, un altro sarà ripreso da una videocamera mentre legge il suo testamento, milioni pregheranno per la pace, miloni per il raccolto, comunque troppi per il provino al reality, centomilioni sentiranno uno strano scricchiolio, dieci milioni penseranno ad un ladro, due milioni alla casa che crolla, venti di questi ultimi avranno ragione, migliaia di ragazzi dormiranno sotto il poster di un cantante, per centinaia di loro sarà marilyn manson ed avranno gli incubi, migliaia dormiranno sotto il ritratto di un leader religioso, per alcuni di loro sarà hassan nasrallah e faranno buona compagnia alle centinaia di prima, un minatore troverà un diamante da novanta carati e lo consegnerà al suo capo da cui ritirerà una paga di nove dollari, un uomo ripenserà al risultato delle elezioni e si chiederà come avrà fatto il suo avversario a organizzare i brogli meglio di lui.

lunedì 22 dicembre 2008

LA FESTA CRINOIRA

Da parecchi anni volevo esserci. Una volta all'anno i vicini fanno la festa al maiale. Questa volta, anche se solo per un'ora e mezza, ci sono andato, e ho fatto qualche foto. Urla, bestemmie, sbuffi, tensione, risa, rutti, prese in giro, collaborazione. Ambiente grezzo ma sincero.

L'ultima splendida alba del porco.

E' giunta l'ora.

Si prepara la Mustardela.

Il Sergente.

Lavoro di squadra.

La pelatura.

La pelatura bis.

mercoledì 17 dicembre 2008

CHI FA DA SE, FA PER TE(LECOM)

Un’eroica squadra di Monteleprini, composta dal sergente Danna e dal soldato Galetti (nella nostra repubblica non ci sono ufficiali, qualcuno ci prova ma nessuno lo caga) ha provveduto oggi, dotata dei soli strumenti dell’ingegno, al ripristino della linea telefonica del soldato Galetti, interrotta da alcuni giorni a causa dei fenomeni meteorologici degli scorsi giorni. Praticamente abbiamo riannodato i cavi, dato un giro di nastro isolante e fissato tutto ad un albero.

I fenomeni della Telecom, quelli sono anni che li aspettiamo per mettere a posto la linea, i cui cavi sono piuttosto “volanti”, in tutti i sensi.

Avrei voluto vedere la faccia della tipa del 187 quando le ho telefonato con voce da John Wayne e le ho detto: “senti, pupa, dì pure ai tuoi scagnozzi che possono restare al saloon a cazzeggiare, quassù a Monte Lepre il guasto ce lo siamo riparato da soli!”.

(Nella foto: un momento dei lavori, si intravede il ruvido volto del Sergente Danna)



Una festa di natale al nido

IL MATTO NON E' PIU' IN MEZZO AL MAR

L’ho sentito l’altra sera alla radio, piangeva, all’inizio non riusciva a parlare. E la gente mandava messaggi in redazione “sono in macchina, mi sono fermato, e piango anch’io”, “sono ferma, non entro al supermercato, voglio sentire tutto quello che dice”, “io quasi piangevo ogni volta che lo sentivo parlare al telefono con voi, in tutti questi mesi, figuratevi se non piango stasera”.

L’ho seguito per tutti questi mesi, da febbraio, quando era partito da Lima in Perù.

Diretto a Sydney, in Australia.

A remi.

Da solo.

Un pazzo.

Tutti i venerdì quelli di Caterpillar gli telefonavano. Era un appuntamento che ho sempre cercato di non perdere, e spesso ho guardato il suo sito, letto i suoi racconti che scriveva dalla sua barchetta solitaria in mezzo al Pacifico. Ho messo un link con il suo sito su questo mio blog. Non gli ho mai mandato un messaggio. Ma era quasi uno di famiglia. Mi sono affezionato.

E’ arrivato in Australia.

Dal Perù, a remi.

Un pazzo, un visionario.

Un grande.

Massimo rispetto per Alex Bellini.



domenica 14 dicembre 2008

FIORI SOTTO LA NEVE DI OGGI



IN VIAGGIO CON I BARBETTI.

La Paz, Uruguay. Monumento al contadino valdese.

Vi segnalo due articoli comparsi su "Riforma", settimanale barbetto, che parlano del viaggio in Argentina ed Uruguay al quale ho partecipato.
Articolo UNO Argentina
Articolo DUE Uruguay
Ciao.

BUENOS AIRES

La Boca.

San Telmo.

"Un giorno racconterai ai tuoi figli che lo hai visto giocare".

Parcheggio.

Tipa, l'albero che piange.

I potenti mezzi.

Flores.

domenica 7 dicembre 2008

QUELLI DI SAN RAMIREZ



Siamo arrivati a San Ramirez a pomeriggio inoltrato. Faceva un caldo terribile, 37 gradi secondo il termometro della macchina. E non era ancora estate. I padroni di casa ci sono venuti incontro, e con loro alcuni maialini, qualche gallina, un tacchino. Il marito si è affrettato a spazzare lo spazio sotto il grande albero dove ci saremmo riuniti da lì a poco, ma non è riuscito a toglierle tutte, le cacche secche che facevano da tappeto. Dopo qualche minuto è arrivato un pick up con una quindicina di persone sopra, tutte donne e bambini. Allora ci siamo andati a sedere sotto il grande albero, in cerchio.

Ed hanno cominciato a raccontare, quelli di San Ramirez, nella provincia di Entre Rios, in Argentina. Fino a qualche anno fa nella zona coltivavano cotone; poi il prezzo del cotone è crollato, e l’ultimo anno non hanno venduto niente.

Allora sono arrivati quelli. A San Ramirez non sanno chi sono, non sanno chi c’è dietro. Quelli hanno offerto una via d’uscita. Comprare o affittare il loro “campo”, (qui da noi la chiameremmo campagna, qui da noi dove ogni nostra vacca guadagna un euro al giorno dall’Unione Europea, più di quel miliardo su sei che vive con un dollaro al giorno) una fonte di guadagno sicura, un po’ di respiro. E così è comparsa la soia. Ora ci sono migliaia di ettari coltivati a soia in Argentina. Viene quasi tutta esportata. (L’Argentina produce 8 volte il proprio fabbisogno alimentare. Ma in quindici anni sono morte 450.000 persone per cause legate alla fame). Solo che la soia ha bisogno di più spazio, sempre di più, ancora di più. E allora quelli fanno tagliare il bosco. E allora non piove più, e allora fa più caldo di prima, e allora, e allora, e allora. E poi la soia viene coltivata a livello industriale. E allora quelli fanno spargere pesticidi. Con dei grandi trattori. Qualche volta con gli aerei. Che non sempre sono precisi nell’aprire e chiudere il rubinetto del veleno. E allora la gente di San Ramirez si ritrova delle ustioni sulle braccia o in altre parti del corpo. E allora i bambini di San Ramirez hanno malattie strane, allergie, problemi a respirare. E allora a San Ramirez il veleno finisce sopra gli orti, sopra agli animali, sopra a tutto e tutti.

E se anche quelli di San Ramirez protestano, nessuno li considera. Hanno solo da andarsene dal campo, adesso che non è più loro. Hanno solo da andarsene e finire nella sterminata periferia di Buenos Aires a fare gli emarginati a vita.

Quante San Ramirez ingrassano il mondo ricco e ne pagano le spese?

La Chiesa Valdese del Rio de la Plata gestisce nella zona di La Paz e San Gustavo il progetto “mujeres campesinas”, per aiutare le donne contadine a restare nel loro ambiente naturale, dando loro conoscenze per l’autosostentamento, per un’alimentazione equilibrata, per l’allevamento animale non intensivo, per reimparare a farsi un orto, ad utilizzare le piante medicinali che si trovano nel bosco.

Soprattutto le aiuta a ritrovare la dignità.