L’ho sentito l’altra sera alla radio, piangeva, all’inizio non riusciva a parlare. E la gente mandava messaggi in redazione “sono in macchina, mi sono fermato, e piango anch’io”, “sono ferma, non entro al supermercato, voglio sentire tutto quello che dice”, “io quasi piangevo ogni volta che lo sentivo parlare al telefono con voi, in tutti questi mesi, figuratevi se non piango stasera”.
L’ho seguito per tutti questi mesi, da febbraio, quando era partito da Lima in Perù.
Diretto a Sydney, in Australia.
A remi.
Da solo.
Un pazzo.
Tutti i venerdì quelli di Caterpillar gli telefonavano. Era un appuntamento che ho sempre cercato di non perdere, e spesso ho guardato il suo sito, letto i suoi racconti che scriveva dalla sua barchetta solitaria in mezzo al Pacifico. Ho messo un link con il suo sito su questo mio blog. Non gli ho mai mandato un messaggio. Ma era quasi uno di famiglia. Mi sono affezionato.
E’ arrivato in Australia.
Dal Perù, a remi.
Un pazzo, un visionario.
Un grande.
Massimo rispetto per Alex Bellini.
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