giovedì 10 maggio 2012

PROCEDURE O FATTORE UMANO?


Qualche giorno fa su Internazionale (www.internazionale.it) è stata pubblicata la trascrizione delle registrazioni delle voci dei tre piloti dell'aereo Air France caduto nell'Atlantico alcuni anni fa mentre volava da Rio De Janeiro a Parigi. La trascrizione riguarda gli ultimi minuti prima dello schianto.
Sintetizzando, emerge il fatto che uno dei tre piloti, il più giovane, ha continuato a compiere una manovra sbagliata senza dirlo agli altri due, e senza che questi se ne accorgessero.
Naturalmente si tratta di un documento drammatico, sono le voci di tre persone che stanno per morire e che, con i loro errori, stanno per portare alla morte altre 225 persone.
Cercando però di andare oltre questo aspetto, per quanto sia importantissimo, mi ha colpito un'altra cosa. Il fattore umano. Leggere quell'articolo ha rafforzato in me una cosa che penso da molto tempo.
Credo che pilotare un aereo che trasporta centinaia di persone sia una delle attività più “procedurate” che esistano. Giustamente. Eppure ogni tanto un aereo cade. La mia sensazione è che, se potessimo leggere ed analizzare le trascrizioni di quanto i piloti si dicono prima dello schianto, scopriremmo che molto sovente l'incidente capita perchè i piloti hanno sbagliato qualcosa.
Cosa che ci sta, siamo umani. Appunto.
Credo che sia fondamentale la stesura di procedure nelle attività lavorative. Sono una garanzia, in molti casi sono una garanzia di salvaguardia delle persone.
Ma non pensiamo di potere fare a meno del fattore umano. Non si prescinde dal fattore umano. Non si prescinde dall'importanza del “sapere essere” accanto al “sapere fare”. Non pensiamo che basti scrivere una procedura per ogni cosa per avere la garanzia che quel lavoro verrà fatto bene. Quel lavoro verrà fatto bene nella misura in cui la persona che lo fa avrà saputo prima di tutto “essere”.

Nessun commento: