venerdì 22 febbraio 2013

SI E' SPENTO UN FARO.


Nell'autunno del 1991 lavoravo al censimento degli italiani. Un pomeriggio arrivai ad una bella casa di campagna, con un grande prato tutto intorno. Sapevo che era la casa dei nonni di una ragazza che mi piaceva molto, ci stavo mettendo tutto me stesso per conquistarla. In casa c'era solo la nonna, tutta imbarazzata perchè al mio arrivo, siccome stava pulendo il camino, aveva un po' di nero in faccia sulle mani, sul grembiule, i capelli “descarpentà”, in disordine. Quando le chiesi “quanti gabinetti avete?” lei comprese “caminetti” e mi disse “ne abbiamo sette!”. Io strabuzzai gli occhi, e lei scoppiò a ridere, capì che non aveva capito la domanda.

Ne abbiamo riso per anni di quel nostro incontro. Perchè quella ragazza poi la conquistai. Cominciai a frequentare quella casa, mi piaceva un casino, è un posto un po' magico per me, per noi. Una miniera di fotografie. Andai per un anno intero, ogni mese, a fotografare un ciliegio a lato della strada che portava alla casa.

Con quella nonna presto sviluppai un feeling speciale. Mi ha insegnato tanto, sia livello pratico, sia attraverso l'esempio. Sempre con serenità, calma, gentilezza. Mai che mi abbia fatto sentire ignorante, anche quando lo ero. Mi ha dato mille consigli sull'orto, da lei andavo senza paura, perchè sapevo che non mi avrebbe giudicato. Ogni volta che veniva a casa nostra andava a guardarlo, il mio orto.

Non l'ho mai sentita lamentarsi, di niente. Mai una parola fuori posto verso qualcuno. In ventidue anni. E ne avrebbe avute di parole da dire. Come ognuno di noi.

Quando sua nipote resisteva alle richieste di matrimonio, lei si alleò con me. Ed all'altare ci siamo andati insieme, perchè lei fu la testimone di nozze di sua nipote, una cosa mai vista. Che testimoniava il legame speciale tra quelle due donne. Ricordo tante chiacchierate fatte la domenica sera, dopo una giornata insieme, mentre la riportavo verso casa, o verso la struttura dove viveva da qualche anno. Mi sembrava di parlare con una persona della mia età, anche se ci separavano quasi 50 anni.
Per me quella donna è stata un gigante.

Qualche settimana fa, una mattina, me la sono presa con calma, non sono andato subito al lavoro. E sono andato a salutarla. Non ci siamo detti niente, perchè lei dormiva. Sono stato seduto accanto al suo letto qualche minuto, zitto. Poi me ne sono andato. Non mi sarei mai perdonato se non avessi fatto quella visita. In queste ultime settimane sono stato felice di averla fatta, mi sono sentito in pace.

L'emozione più forte del giorno in cui l'abbiamo salutata è stato vedere che due disegni di Blanca e Noa l'avrebbero accompagnata, appoggiati vicino alle sue mani. Ho retto a stento all'assalto delle lacrime.
Cosa che non riesco a fare adesso, mentre scrivo queste parole. Perchè mi si è spento un faro.

Ciao Elène, io non ero tuo nipote, ma tu sei stata un po' mia nonna.

2 commenti:

Giorgio ha detto...

Un abbraccio a Moni e a te.

Lia Bianco ha detto...

l'ho adottata anche un po' io quella nonna. L'ho sempre considerata un angelo. Ora lassù ce n'è uno in più.