Quando Grosso stava per tirare il rigore decisivo dissi al tipo vicino a me: “guarda, non ci conosciamo, ma se va dentro ti abbraccio...”. Dopo un attimo sembravamo due amanti, e per alcuni minuti non seppi dov'era finita mia moglie. Le parole del telecronista che annunciava che eravamo campioni del mondo le sentii per la prima volta mesi dopo alla tv. Per qualche minuto fu la follia collettiva. Abbracciai tutti quelli che avevo vicino e lontano, conosciuti e sconosciuti, donne vecchi uomini bambini belli brutti. Un casino totale. Dopo la partita andai a Pinerolo con amici, tutte le porte della macchina aperte, tanto la strada della valle, ed anche più giù, era invasa di gente a piedi in auto bici motorini cani gatti belli brutti. A Pinerolo Piazza Cavour scoppiava di gente, nemmeno una macchina solo persone bandiere famiglie ragazzi birre gente uomini donne belli brutti.
Sotto i portici c'era un camion (…) con una banda di fiati sul cassone che suonava l'inno di Mameli, e centomila di persone che cantavano a squarciagola.
Ma oggi non posso lamentarmi. Sono fortunato. Sono un maschio italiano che, a 43 anni, ha già vissuto due volte un mondiale di calcio vittorioso.
A uno slovacco un privilegio così non succederà mai...
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