venerdì 3 settembre 2010

Riscrivo il racconto sugli angeli, dopo le segnalazioni di chi non riusciva a leggerlo.



Questa foto è tagliata. Tanto non vedreste niente vicino a Moni, solo una sedia vuota ed un muro. Perchè l'angelo che era seduta vicino a mia moglie non resta impressa nelle fotografie, come tutti gli angeli.
Partiamo dalla fine di questa storia che parla di angeli. Sono le 11 di sera, Moni mi ha svegliato da meno di un quarto d'ora per un'altra emorragia. Sto guidando veloce (...) giù per la valle; a quest'ora non c'è tanta gente, e la maggior parte di loro si sposta di lato quando metto le quattro frecce e faccio andare gli abbaglianti. Moni sta mandando messaggio, forse per evitare di discutere con me che pesto troppo sull'acceleratore. L'angelo le aveva detto: "se dovessi di nuovo venire giù in reparto, mandami un messaggio a qualsiasi ora, se posso vengo". Il messaggio la ha ricevuto, ed adesso ha anche risposto: "se vuoi mi preparo e arrivo", dice. Anche se è notte, anche se domani lei è di turno, significa che rischia di farsi tutta la notte e tutto il giorno in servizio. Poco dopo il nostro arrivo in reparto, eccola lì che entra anche lei. Moni è subito rassicurata quando la vede. Dopo qualche minuto esce da me in corridoio (il classico corridoio dei reparti maternità, quello dei mariti che vanno su e giù...) e mi spiega che si farà il cesareo. Poi passa quasi tutto il tempo dell'attesa a parlare con Moni, a spiegarle, a rassicurarla, come ha sempre fatto e come farà fino a dopo la nascita di Noa. Eì lei che l'accompagna in sala operatoria, che mi dice quanto durerà (così mi regala un quarto d'ora di calma, perchè so che prima di mezz'ora l'intervento non finirà), è lei che esce con Noa, che mi dice che è andato tutto bene, lei viene a chiamarmi al nido, per dirmi che Moni è arrivata e che è "un pò sofferente" (così con due parole mi prepara alla visione della moglie sconvolta dall'anestesia, con gli occhi grandi così, ed un'espressione di spavento sul viso), lei che mi dice di "falle vedere subito la bimba, così si calma", poi è lei che l'assiste quando la riportano in camera, le mette l'ossigeno; sempre spiegando, rassicurando lei, me, tutti. Torna più volte nelle prime ore dopo l'intervento per controllare come sta Moni (ormai è chiaro che non torna più a casa a dormire).Blanca ad una settimana

Noa ad una settimana

Quando ritorno al mattino lei ha appena "preso servizio", nel senso che è iniziato il suo turno, in totale si farà 18 ore e mezza di seguito. Ovviamente in giornata passa più volte a salutare Moni. Sempre con quel sorriso.
Lei ha fatto nascere Blanca, e fu un'esperienza bellissima (al di là dell'emozione per la nascita in sè, che già ti stende...), facemmo squadra in maniera eccezionale, lei, Moni ed io. Non l'avevamo mai vista prima, non l'avremmo dimenticata mai più.
Qualche mese fa vado a prendere il latte da Simona, dove da due anni è appeso un foglio con un mio scritto ed una foto di Blanca piccola. Casualmente lei era capitata lì qualche giorno prima, ed aveva riconosciuto la bimba (quanti bambini avrà fatto nascere in quasi quattro anni?). Casualmente era in servizio quando siamo stati giù per la prima emorragia di luglio e nei giorni successivi, durante il ricovero. Poi è andata in vacanza e quindi casualmente Moni non ha avuto emorragie. Sempre casualmente era lì anche per il secondo ricovero. Il resto l'ho già raccontato.
Quando l'altro giorno siamo andati giù per togliere i punti (chi c'era in servizio?!) le abbiamo portato un regalino. Ho avuto l'impressione che ci sia rimasta quasi male, ci ha detto che non dovevamo. Le ho detto che aveva ragione. Non dovevamo farle un regalo. Volevamo.


L'altro angelo non l'ho fotografata perchè non c'era quando è nata Noa. Quando siamo arrivati giù era andata a casa da 40 minuti. Peccato, perchè anche questa volta aveva seguito Moni per tutta la gravidanza con la solita sapienza ed umanità, con quella cosa, quella complicità, quella comprensione che si crea tra loro donne che noi possiamo immaginare con la testa, ma mai capire con il cuore. Quella mattina del giorno prima l'arrivo di Noa era venuta in camera da Moni, che era ricoverata. Era venuta a scusarsi (?!), quasi a giustificarsi, perchè partiva per una settimana di vacanza, e non ci sarebbe stata per il cesareo programmato (poi superato dagli eventi). Ci aveva detto chi avrebbe fatto il taglio, una sua collega che ha lo studio con lei, quindi potevamo fidarci, eccetera. Aveva detto a Moni "mi raccomando mandami un messaggio quando nasce!" (ha talmente tante pazienti in studio che per la prima visita da lei aspetti mesi e mesi). Poi aveva fatto una cosa che mi aveva toccato un casino. Un attimo prima si andarsene aveva detto a Moni "ciao topolina", le aveva dato una carezza, poi un bacio a lei ed a me (rimasto a quel punto basito e con le lacrime agli occhi) ed era uscita dalla camera.
A casa nostra viviamo in quattro adesso. Ma in famiglia siamo sei.
Quattro umani e due angeli.

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