Nelle prossime settimane metterò sul blog un pò di materiale, foto, racconti inventati, pensieri, osservazioni; almeno, questo è l'intento.
Cominciamo con la storia del bandito Hassin, ambientata tra il 2009 ed il 2026.
Menzel Temine, 20 agosto 2026.
Spettacolare rapina con destrezza ieri alla filiale di Menzel Temine della STB Bank. Due banditi sono entrati con uno stratagemma ingegnoso e, dopo avere immobilizzato i presenti, sono fuggiti con un bottino di alcune decine di migliaia di dinari. I due indossavano maschere carnevalesche raffiguranti l’ex monarca italiano Silvio I (recentemente deceduto alla veneranda età di 92 per indigestione di Viagra); per questo motivo non è stato possibile identificarli con certezza, anche se il capo della polizia cittadina, tenente Mohammed El Baraciuk, sospetta del famoso bandito locale Hassin e del suo complice Chukri, compagno di tante imprese criminose. I due hanno convinto la guardia della banca ad assaggiare un petit-four (tipico dolce della zona), che conteneva una potente dose di sonnifero, che ha fatto subito effetto sull’ingenuo malcapitato guardiano. Sono quindi penetrati all’interno ed al grido di “Eh Amti!” hanno costretto i clienti e gli impiegati a consegnare loro tutto il denaro.
Fino qui la stretta attualità di cronaca. Ci è sembrato utile per il lettore pubblicare alcuni estratti dalla biografia del bandito Hassin, recentemente uscita in libreria (Hassin, le bandit du Capo Bon, editore famille Ben Saleh).
“I primi segni della propensione al banditismo si manifestarono in lui sin da piccolo, intorno ai 5/6 anni. Alcuni fanno risalire il fatto alla caduta che gli capitò nell’inverno dei suoi 5 anni, che avrebbe lasciato alcune tare cerebrali, responsabili della sua deviazione verso l’eversione e la criminalità. In preda ad un momento di esaltazione atletica e sopravvalutazione delle proprie doti ginniche, si lanciò su un piatto di cous cous dal balcone di casa della zia; in conseguenza della botta si aggirò per il villaggio con gli occhi sorti per alcuni giorni.
Le prime segnalazioni risalgono al periodo dell’arrivo in famiglia del cugino Youssef, figlio adottivo di sua zia Ouassila (più tardi fuggita in Europa con il suo amante Cell O Mar, con il quale gestisce oggi un famoso ristorante fotografico sulle colline di Nizza). In particolare, nei giorni della festa per l’adozione del cugino iniziò l’avvicinamento a quello che sarebbe poi stato il compare di tante imprese, Chukri detto Taglierino (a causa di una cicatrice dalle parti del pisello di cui si favoleggia, ma che nessuno ha mai visto, essendo il bandito uso ad accoppiarsi solo con vergini che elimina subito dopo). I due si sfidavano per vedere chi riusciva a combinare il maggior numero di marachelle prima di essere beccato dalle zie e sottoposto a sedute di schiaffoni. Cominciarono in quel periodo a tormentare il vicino di casa Mohammed, il quale pur essendo più grande non reagiva ai soprusi quotidiani. Più tardi il Mohammed stesso divenne capo della polizia locale dopo una rapida carriera, intrapresa forse sulla spinta delle angherie subite nell’infanzia (che il poliziotto cerca di dimenticare in mezzo ai fumi dell’alcol).
Sempre a quei giorni si fa risalire un episodio emblematico della mentalità criminosa che lo caratterizzò fin da piccolo; il futuro bandito non aveva ancora sei anni, e si trovava su un auto affittata da certi amici europei della zia (uno degli amici venne in seguito assunto come suo biofotografo ufficiale, ma abbandonò presto l’incarico per fuggire con la zia Ouassila); la macchina era stracarica di 9 persone, tra cui 4 bambini dislocati in tutte le zone tranne il bagagliaio, e venne fermata dalla locale polizia stradale; la zia riuscì ad evitare qualsiasi problema grazie alla sua parlantina sciolta, con la quale mandò in confusione il poliziotto. Quando ripartirono il piccolo emise un sospiro, dicendo: “Uff, meno male!”, ed assestando una pacca sulla spalla della zia, nello stupore generale. Da quel giorno iniziò la sua avversione per divise e poliziotti, che non ebbe mai termine.
Altri episodi significativi dello stesso periodo sono i tentativi di eliminare i due amici europei della zia, forse per approfittare delle loro belle femmine (il bandito Hassin è oggi un noto donnaiolo, nonostante l’aspetto da diavolo Belzebù…). L’europeo più vecchio trovò un giorno una biglia di ferro dentro un petit-four, di cui era molto goloso, si recò quindi alla pasticceria per consegnare ingrugnito la biglia ad una commessa che lo guardò con aria interrogativo/indifferente; per un paio di giorni si astenne dall’acquisto dei dolciumi in segno di protesta. La mattina del terzo giorno, ritenuto sufficiente (ma soprattutto insopportabile) il boicottaggio fece il suo ingresso in pasticceria, convinto di uscirne con il suo pacchetto di dolci regalati dai gestori come risarcimento per avere venduto merce contenente pezzi di ferro. Lo accompagnavano il piccolo Hassin e la zia Monia; mentre l’europeo faceva la sua ordinazione, il futuro bandito confessava alla zia di essere stato lui a mettere la biglia di ferro nel dolce (“così per vedere l’effetto che faceva”). Non subì alcuna vendetta da parte dell’europeo, perché questi si impietosì nel pomeriggio del giorno stesso, avendo visto il bambino (venutosi a trovare senza la protezione della zia Monia, temporaneamente assente) subire ripetutamente cicli di schiaffoni da parte di un’altra zia e di sua madre, a seguito dei quali trascorse parte del pomeriggio ululando e lacrimando ma, contemporaneamente pianificando le successive azioni di disturbo della quiete domestica, che si concretizzarono nell’attentato all’altro amico della zia, quello più giovane e giocherellone. L’uomo era seduto in terrazzo, chiacchierando amabilmente con la di lui fidanza, quando precipitava al suolo, a seguito della frattura di una gamba della sedia; più tardi il piccolo avrebbe rivendicato l’attentato, ma non si capì mai se ne fu veramente l’autore, o se la rivendicazione aveva il solo scopo di aumentare il suo prestigio criminale all’interno della famiglia.
La insofferenza alle regole ed all’essere scoperto dalle guardie si manifestava chiaramente già allora, in occasione degli innocenti giochi che tutti i bambini fanno; in particolare quando partecipava al “nascondino”, ogni volta che veniva visto da chi “era sotto” subito si metteva ad urlare e contestare, delirando rispetto a qualche ipotetico trucco ai suoi danni, e si vendicava indicando a voce alta dove si nascondevano gli altri bambini”.
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