venerdì 12 marzo 2010

SARO' UN COMUNISTA LIBERISTA?!

Sono fortunato. Faccio un lavoro che mi piace. Qui ho potuto esprimere me stesso, ed ho ricevuto molti apprezzamenti in questi 13 anni. Certo, qui ho anche “fatto carriera”, ma rispetto a questo sono perfettamente in pace con me stesso perchè non ho mai giocato sporco per “arrivare”. Qui ho potuto portare avanti le cose in cui credo, prima dal punto di vista professionale, e poi anche nel senso di valori, nel senso “politico” (non certo nel senso di partiti, nel senso di scelte). Amo questo posto, e voglio bene anche a parecchie delle persone che ci lavorano, qui mi sono sempre sentito libero, qui non mi sono mai sentito solo, anche adesso che faccio “il capo”.

La scorsa settimana sono stato a Firenze, insieme a molti altri che ricoprono ruoli simili al mio in altre strutture della chiesa valdese in Italia (ah!, ho scordato di dire che, nonostante alcuni difetti, sono comunque contento di lavorare per una istituzione della quale condivido molte delle posizioni in tema politico, sociale, ecc). Da parecchio tempo, durante gli incontri tra i responsabili, ci vengono dati messaggi molto chiari rispetto alla situazione economica generale, rispetto alla assoluta necessità di tenere sotto controllo le spese, e via discorrendo. Il discorso mi è molto chiaro, faccio di tutto per applicarlo, faccio anche di tutto per ricordarmi che questo lavoro è fatto da persone per persone.

Nell’incontro di Firenze ha parlato anche Barbablù; l’ho chiamo così (solo con me stesso e sempre in modo affettuoso, quando mi rivolgo a lui lo chiamo per nome...) da tanti anni, da quando oltre dieci anni fa abbiamo fatto una formazione insieme e, durante questa formazione abbiamo fatto una simulazione, io dovevo fare il direttore, lui il dipendente che veniva a sottopormi un problema; a quel tempo lui faceva già il capo, io manco per sogno; quando scoprii che avrei dovuto fare la simulazione con lui me la feci sotto, perchè Barbablù ha (appunto) un gran barbone; non successe niente, non mi mangiò, e me la cavai abbastanza bene. Barbablù, per quanto ne so io da distante, ha sempre fatto il capo da uomo di sinistra, anche molto di sinistra nel tipo di impostazione, di coinvolgimento dei dipendenti nelle decisioni, eccetera. Nell’incontro della settimana scorsa ha fatto un discorso che mi ha colpito molto, niente di nuovo per carità, cose che so bene, ma mi ha impressionato sentirlo fare da lui, forse speravo dentro di me che qualcuno ancora, da qualche parte, riuscisse a “resistere”. Senza scendere nel dettaglio, il discorso riguardava il fatto che lo stato (nel suo caso un comune, in un altro potrebbe essere un azienda sanitaria, poco cambia) sta facendo una politica che rischia di strozzare le strutture che hanno delle convenzioni con lui (lui l’ente pubblico, si intende), per cui ti mette con le spalle al muro. Alla fine del suo discorso Barbablù ha quasi “invocato” delle politiche di flessibilità rispetto alla gestione dei dipendenti, non invocato nel senso che le condivideva, ma nel senso di scelta obbligata per sopravvivere. Se l’ente pubblico ti paga “a cottimo”, come fai, alla lunga ma neanche troppo, a fare una politica diversa nei confronti dei dipendenti?

Mi sono visto, ma ho visto molti di noi presenti in quella sala, un domani (forse quasi oggi), di fronte allo specchio a dirsi: “come concili i tuoi valori, la tua impostazione di rispetto della persona, le tue idee politiche, con questa situazione?!” Con quale sentimento dovrò contribuire a fare delle scelte che possono essere incoerenti con me stesso? Certo, le scelte non le faccio io da solo; molti qui mi attribuiscono un potere che in realtà io non ho; ci sono parecchie persone sopra di me (fortunatamente). Ma la “prima linea” della dirigenza sono io, nella mia realtà di tutti i giorni.

Al mio ritorno in ufficio ho trovato una mail di Barbablù. Ha scritto un documento sull’argomento, così mi ha detto. Chissà che non ci trovi la risposta alle mie paturnie?


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